Liliana Segre, senatrice a vita, ha avanzato una richiesta a Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia. Le ha chiesto di togliere la fiamma del Movimento Sociale Italiano dal simbolo del suo partito.
“Nella mia vita ho sentito di tutto e di più, le parole pertanto non mi colpiscono più di un tanto. A Giorgia Meloni dico questo: inizi dal togliere la fiamma dal logo del suo partito. Partiamo dai fatti, non dalle parole e dalle ipotesi”, ha scritto su Pagine Ebraiche.
A queste parole ha replicato Ignazio La Russa, altro fondatore di Fratelli di Italia. Questi ha ribadito che la fiamma non sia un simbolo del regime fascista, e che il marito della Segre, Alfredo Belli Paci, si sia candidato proprio con il partito degli eredi di Almirante.
“Con tutto il dovuto rispetto per la signora senatrice Segre che stimo, mi permetto di ricordare a scanso di ogni equivoco che la fiamma presente nel simbolo di Fratelli d’Italia – oltretutto senza la base trapezoidale che conteneva la scritta Msi – non è in alcun modo assimilabile a qualsiasi simbolo del regime fascista e non è mai stata accusata e men che meno condannata, come simbolo apologetico. Spero, inoltre, di non essere irriguardoso nel ricordare che il marito della stessa senatrice Segre, che ho personalmente conosciuto e apprezzato, si candidò con Almirante sotto il simbolo della fiamma con la scritta Msi senza ovviamente rinunciare alla sua lontananza dal fascismo”.
Liliana Segre ha raccontato la storia della candidatura nel Movimento Sociale Italiano in una puntata della trasmissione Che tempo che fa? nel 2020.
“Mio marito, che era stato uno che aveva scelto due anni di internamento pur di non stare nella Repubblica sociale, vedendo molto disordine, per un certo periodo aderì a una destra in cui c’era anche Almirante. Io ho molto sofferto e ci fu una grande crisi. A un certo punto misi mio marito e me sullo stesso piano e dovevamo sceglierci di nuovo. O separarci. Per fortuna lui rinunciò per amore nei miei confronti a una eventuale carriera politica. E io aprì le braccia a un amore ritrovato e fummo insieme per altri 25 anni”.
Secondo La Russa, invece, nel 1977, quando arrivò una delle tante scissioni nel Msi, lui scelse di restare nel partito di Almirante.
La senatrice racconta anche come si sono conosciuti: “Quando conobbi Alfredo sulla riva del mare provai un’emozione nuova. Aveva dieci anni più di me, era già avvocato, quasi mi veniva di dargli del lei. Ma allo stesso tempo pensavo che mi piaceva tanto. Ci fu uno sguardo complice, pochissime parole. Un paio di giorni dopo notò il mio numero sul braccio. Io so cos’è, mi disse e lui mi raccontò che, avendo scelto di non aderire alla Repubblica Sociale, aveva trascorso due anni in sette campi di prigionia nazisti. Alfredo Belli Paci era uno dei seicentomila militari internati in Germania”.