Il secondo confinamento forzato, seppur con minor mordente e controlli da parte della autorità, sembra lasciare ulteriori segni sulla nostra socializzazione.
Non ci siamo ancora ripresi del tutto dal primo, pesante ed inatteso isolamento forzato che ne arriva un altro e si prevede (per una terza ondata del Virus) altre forme di isolamento professionale e sociale.
Paure, incertezza della programmazione e della gestione di semplici, fino a non molto tempo fa, incombenze che oggi sembrano irraggiungibili.
I risvolti socio -psicologici sono numerosi, per questo ci siamo affidati ai consigli e suggerimenti sul tema alla Dr.ssa Bianca Pastore psicologa e psicoterapeuta, che immediatamente entra nel vivo della problematica.
“C’è l’impressione che questa seconda ondata sia da un punto di vista psicologico, più dura della prima, nonostante oggi la conosciamo rispetto alla prima ondata in cui la pandemia è stata un’esperienza completamente inedita e sconosciuta. “
Cosa è cambiato?
“Potremmo dire che prevalga nell’essere umano un senso di impotenza rispetto ad un nemico che non siamo riusciti ancora a sconfiggere e, per di più, un nemico invisibile: ecco che ci mette in crisi, chi più chi meno, tutti.
Ciò che crea maggiore frustrazione e difficoltà nell’essere umano è l’imprevedibilità.
Non è né facile né automatico so-stare nell’ignoto. Richiede allenamento.
Inoltre l’uomo quando si confronta con il “pericolo” ha, potremmo dire, bisogno di “vedere”, conoscere o ri-conoscere, il suo avversario.
E’ una questione di controllo.
L’imprevedibilità diviene attivatore di frustrazione, paura ed incertezza e, tali emozioni, soprattutto se non condivise, possono condurre ed un malessere psicologico.
Come se scegliessimo di camminare carichi di pesi (appunto ansia, paura) che non lasciamo andare (torna il controllo!): potrebbero schiacciare o comunque renderanno il viaggio molto faticoso e arduo.
Un percorso di psicoterapia permette di imparare a ri-conoscere tali pesi e lasciare andare consentendoci di condurre la nostra quotidianità con consapevolezza e leggerezza (nel senso spiegato da italo Calvino).
La reazione che Lei ha riscontrato più di frequente, se c’è…
La reazione più diffusa, in una situazione di emergenza, è la paura (di infettarsi, di infettare, paura per i figli o per i genitori anziani, paura della crisi economica). Ecco che la paura è un’emozione, di per sé non patologica anzi fondamentale per la nostra difesa e sopravvivenza: se non la provassimo non riusciremmo a metterci in salvo senza perdere lucidità.
All’opposto cosa troviamo?
Sull’opposto estremo abbiamo comportamenti non funzionali per gestire l’emergenza quando ad esempio diviene l’emozione predominante lungo il corso dell’intera giornata e a che a sua volta va a rinforzare la percezione di vulnerabilità e costituisce la base per una condizione di ansia e allarme che si cronicizza e che, di conseguenza, attiva continuamente il Funzionamento del Controllo senza poterlo più disattivare.
Occorre ri-conoscere (inteso proprio come conoscere nuovamente) i cambiamenti che stiamo vivendo e provare a non valutare negativamente e criticare se stessi.
Alcune persone più di altre, ad esempio chi ha una bassa autostima e percezione di sè, tende a valutare con autocritica le proprie reazioni. Anche questo rappresenta un modo illusorio per sentire di avere il controllo su se stessi ma, in realtà, può condurre ad un “rimuginio” inefficace e ad un notevole spreco di energie che conduce solo a restare “bloccati” nel pensiero o nello stato che si prova.
Possiamo, intervenire prendendo per così dire il controllo e la gestione di questi sentimenti esistono tecniche, suggerimenti, consigli a cui indirizzarci?
Osservare le proprie reazioni senza giudicarsi
Concediamoci l’opportunità di fermarci. Proviamo e impariamo ad osservare le nostre reazioni senza criticarci. Infatti solo accogliendo le nostre emozioni e non sprecando energie ad opporre resistenza potremo trasformare le nostre reazioni automatiche in azioni consapevoli.
In tal modo le energie non saranno più sprecate ma canalizzate in modo piacevole ed efficace. Quindi la domanda è “Come posso migliorare la qualità della mia vita oggi, nel presente?” o “quale attività può aiutarmi a stare meglio?”
In che modo, quindi?
Riorganizzare la propria routine
Tendenzialmente una mancanza di strutturazione del tempo conduce a sperimentare confusione mentale e l’insorgenza di sentimenti come la noia e l’apatia. Ci si lascia andare in un circolo di confusione, demotivazione crescente e mancanza di energie.
Accetta i cambiamenti e prova a riorganizzare la tua routine cercando di dedicare tempo agli impegni ma anche ad attività di svago e contatti sociali.
Su quest’ultimo punto- relazioni sociali-non sono da evitare ma da reinventare nel rispetto delle regole.
Cosa significa, tradotto nella pratica?
L’essere umano è un animale sociale che cresce attraverso le relazioni ma adesso, soprattutto in questa seconda ondata, sembra che le persone vivano una sorta di conflitto “l’altro di cui ho bisogno e anche chi può contagiare o essere contagiato”.
Ecco allora che occorre riadattare con creatività il sostegno che avviene con e in un abbraccio e sostituirlo, ad esempio con un tono di voce così come il sorriso con uno sguardo.
Non dobbiamo dimenticare che l’altro non è un nemico ma un alleato che vive la nostra stessa situazione straordinaria. Se non dimentichiamo questo aspetto si riapre il tempo per le relazioni sociali, seppure a distanza e lo spazio per la gentilezza e la solidarietà.
Socializzare attraverso la tecnologia, suggerimenti?
Non è necessario fare videochiamate ma anche mandare un mail, un messaggio o una telefonata, old stilè che evita il sempre più diffuso tecno stress ossia stress derivante dall’uso abuso di tecnologie (chat, social ma potremmo mettere ad esempio anche le serie tv ecc).
Un secondo punto da seguire, quale potrebbe essere?
Disciplinare la ricerca di informazioni (provenienti da fonti valide!) e limitare i momenti della giornata dedicati a questo. Se il malessere psicologico dovesse rimanere alto o peggiorare con il passare dei giorni, è importante non avere paura nel chiedere l’aiuto di un professionista (psicologo o psicologo psicoterapeuta) non per vivere come se la pandemia non esistesse ma per riscoprire le proprie risorse e riconoscere propri bisogni e desideri e canalizzare le proprie energie senza più sprecarle.
Grazie per questi preziosi suggerimenti offerti ai lettori di ReteNews24.
La dr.ssa è raggiungibile alla pagina Instagram drssa_biancapastore