La scrittrice Nunzia Mazzei si racconta: dall’insegnamento ai suoi primi romanzi

18 Luglio 2024 - 10:08

La scrittrice Nunzia Mazzei si racconta: dall’insegnamento ai suoi primi romanzi

Ciao Nunzia, benvenuta a Retenews24.net! È un gran piacere averti qui con noi. Ti andrebbe di presentarti ai nostri lettori?

 Prima di addentrarci nel racconto del tuo nuovo romanzo, ci piacerebbe sapere cosa rappresentano i libri per te.

Prima di tutto ti ringrazio per l’attenzione nei miei riguardi. La prima cosa che mi sento di dirti rispetto ai libri è che sono stati per me come una scialuppa di salvataggio, in alcuni momenti della mia vita. Nei libri ho trovato conforto, avventura, nutrimento. compagnia, ma soprattutto ispirazione. È stato proprio un libro a cambiare la direzione della mia esistenza.

Mi hai detto che proprio dalla lettura di un libro hai deciso di cambiare totalmente vita. Ci puoi parlare di questo episodio?

Era agosto 2008 quando mio marito mi regalò quel libro. Avevo già i miei tre figli, tutti piccoli. Lo lessi in Sardegna, e ricordo che più andavo avanti con le pagine più cresceva in me una specie di ansia, un’inquietudine sorda. La protagonista, una portinaia poco interessata all’immagine, era una donna piena di cultura e amante della letteratura. Un romanzo meraviglioso, peraltro ambientato a Parigi. Al suo cospetto mi sentivo piccolissima, impreparata e al tempo stesso talmente sedotta da questo personaggio che mi venne in mente – idea un po’ folle – di cominciare un percorso di studi che mi consentisse un minimo di istruzione. Quando terminai la lettura di quel romanzo mi resi conto che il mondo intorno mi stava stretto, la mia vita mi soffocava. Ero in piena crisi esistenziale. L’unica cosa che potevo fare per tentare di sollevarmi era iscrivermi all’università. Fui anche scoraggiata da qualcuno, ricordo. Ma ci furono altre persone, a cui sarò sempre grata, che mi incitarono a provarci. È stata dura ma poi ce l’ho fatta.

Il romanzo che hai presentato il mese scorso ha come tematica principale il femminicidio. Cosa ti ha spinto a scrivere questa storia?

Si, ma non è tutto. Sarebbe troppo riduttivo parlare solo di femminicidio. Il centro del mio romanzo è il disadattamento. Il non essere capaci di adeguarsi ai cambiamenti. Il protagonista, infatti, è un uomo che non accetta di non poter dominare persone e situazioni. Di fronte a questa consapevolezza avverte disagio, rabbia e maggiore necessità di controllo. Ed è su queste sensazioni che mi sono concentrata in particolare. È importante saper riconoscere quello che si prova.

Ho scritto questa storia spinta semplicemente dalla necessità. Per me la scrittura è questo.

Non è il primo romanzo che scrivi, ma come nasce una storia da raccontare?

Nel mio caso, le storie da raccontare nascono da un’urgenza interiore. A un certo punto sento che qualcosa nella testa scalcia. Emozioni, energia, ricordi, ma anche dolori. E così provo a tirare tutto fuori. A dargli respiro.

Sei una docente e, soprattutto, mamma di figli adolescenti. Credi che un tema importante come quello della violenza sulle donne andrebbe trattato di più nelle scuole?

Decisamente sì. I giovani sono il futuro. È fortemente necessaria un’educazione sentimentale, per dirla con Flaubert. Molto più dell’istruzione stessa. E a mio avviso, solo attraverso i libri diventa possibile.

Quali sono i tuoi sogni nel cassetto ancora da realizzare?

Ho ancora il cassetto pieno, tanto da non poterlo chiudere, ma il mio sogno più grande è quello di poter arrivare al cuore di tante persone grazie alle storie che scrivo. E come sempre, sono fiduciosa!

Grazie per essere stata con noi, è stato un piacere conoscerti e scoprire la tua visione del mondo dei libri. A presto!

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