La sconcertante notizia arriva da Amelia, comune italiano in provincia di Terni. Città che ha assistito alla vendita all’asta di uno dei suoi Tesori più preziosi, motivo di vanto di una regione e non solo.
La cittadina Umbra gode infatti della presenza di un gioiello architettonico del Settecento.
Si tratta del Teatro Sociale di Amelia: uno dei primi esempi di Teatro cosiddetto “all’italiana”, con la classica struttura a ferro di cavallo.
Ma anche uno dei rari e – purtroppo – ultimi esemplari di Teatro settecentesco.
Realizzato interamente in legno, con le strutture esterne in solida pietra locale, è celebre per la sua perfetta acustica.
Il gioiello risale al 1783 ed è persino più antico – di circa dieci anni – rispetto al Teatro La Fenice di Venezia.
Difatti, l’architetto Cansacchi, per la progettazione del Teatro Sociale di Amelia, si avvalse anche del giovane architetto, Gian Antonio Selva, che in seguito progettò sulla medesima pianta – per l’appunto – anche il Teatro veneziano.
Un gioiello, che – come tale – andrebbe custodito e valorizzato, come punto di forza di un’intera società.
Invece, questo splendido Teatro all’italiana è appena stato venduto all’asta; un’asta che ha visto la partecipazione di quattro soggetti e una partenza di base di 206mila euro.
Alla fine, una società di investimenti immobiliari ha acquistato per la somma di 414mila euro.
Tuttavia, il Bene è vincolato. Il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – negli anni Ottanta – ha infatti dichiarato il Teatro di Amelia, monumento di particolare interesse storico ed artistico.
Quindi, in tal senso, l’aggiudicazione sarebbe provvisoria. Il Ministero potrebbe far valere il diritto di prelazione (sulla base di quanto stabilito dagli articoli 60-62 del Codice dei Beni Culturali nel caso di beni alienati). Pertanto, in quanto Bene vincolato dal MiBACT, la destinazione d’uso non potrà essere modificata.
Anche la Società Teatrale, oramai, ex proprietaria del Teatro, tiene appunto a specificare che non ci siano pericoli relativi alla destinazione d’uso. Sottolinea inoltre che, tra l’altro,
“non ritengono [che i mutamenti di destinazione] siano nelle intenzioni dei nuovi acquirenti. La Società Teatrale continuerà a svolgere la sua missione culturale al servizio della comunità nei modi e nei tempi che nei prossimi giorni non mancheremo di rendere noti”.
Ma quali sarebbero, queste altre modalità e tempistiche da rendere note?
Intanto – secondo quanto trapela dalle prime indiscrezioni – il nuovo proprietario del Teatro sarebbe intenzionato a utilizzarlo non solo come sede di eventi culturali, ma vorrebbe farlo diventare anche sede di cerimonie…
Verrebbe da chiedersi se fosse questa, l’idea che la Società Teatrale – precedentemente proprietaria – aveva in mente circa la “missione culturale al servizio della comunità”.
Tuttavia, i dettagli saranno discussi con gli enti preposti alla tutela.
Anche lo stesso sindaco di Amelia auspica un intervento del MiBACT e si appella al Ministro Dario Franceschini:
“Affinché il Ministero eserciti il diritto di prelazione”.
Ci auguriamo vivamente che le autorità competenti decidano di operare scelte sagge!
Purtroppo altri eventi simili si stanno già verificando da tempo nel nostro Paese ed è quantomeno necessario volgere lo sguardo a tanti secoli di opere, capolavori, tradizione, Arte e Cultura per non smarrire il senso di un’identità collettiva.
Perché aveva ragione, il grande poeta e drammaturgo spagnolo – Federico García Lorca:
“Un popolo che non aiuta e non favorisce il suo Teatro, se non è morto, è moribondo”.