La nuova frontiera del racket passa dal Web, “paga il pizzo o ti bombardiamo di recensioni negative online”

15 Marzo 2024 - 7:49

La nuova frontiera del racket passa dal Web, “paga il pizzo o ti bombardiamo di recensioni negative online”

A Napoli, una nuova frontiera del “pizzo” è stata denunciata dalla Federazione antiracket italiana (Fai). Il racket passa dal reale al virtuale. Se il commerciante non

paga il pizzo, partono le recensioni negative on line. “Oltre alle minacce tradizionali ci sono anche quelle informatiche, perché oggi ci sono anche

bombardamenti di recensioni negative sui social se tu, ristoratore, barista o commerciante, rifiuti di pagare quei 100 o 200 euro al mese.

Raffaele Vitale, responsabile del nuovo punto Fai di Chiaiano, periferia di Napoli, spiega che i commercianti spesso cedono all’estorsione cyber perché

devono pagare cifre anche irrisorie per non farsi riempire di recensioni negative: ma è un fenomeno pericoloso, una nuova frontiera del malaffare”, spiega.

“Noi siamo al fianco di chi vuole liberarsi dalla sottomissione, in un momento in cui purtroppo ancora tanti rinunciano a difendere la propria dignità,

accettando di pagare la camorra per stare più tranquilli”, aggiunge Vitale inaugurando la sede di Chiaiano della Federazione antiracket italiana,

alla presenza del procuratore Nicola Gratteri, del prefetto Michele di Bari e del questore Maurizio Agricola. La Fai a Chiaiano vuole essere un punto

di riferimento anche per i commercianti di quartieri e zone vicine, come Scampia, Piscinola, Miano e Marianella. “L’associazione antiracket –

spiega Luigi Ferrucci, presidente nazionale della Fai – è composta da persone che hanno denunciato il racket e che poi si mettono al lavoro per aiutare i loro colleghi a denunciare.

Questa associazione a Chiaiano viene intitolata a Francesco Tammaro che nel 1985, proprio in seguito alla denuncia, venne ammazzato dalla camorra:

questo ci dà la misura drammatica della differenza tra il denunciare rimanendo isolati e invece di farlo all’interno della rete dell’antiracket, dove in

questi 35 anni nessuno è stato ucciso”. “Oggettivamente il numero di denunce per usura ed estorsione non è confortante – sottolinea il questore Agricola.

– Le denunce sono ben al di sotto della realtà del racket e per questo fare rete è un momento di aiuto e di crescita”. Il questore ha sottolineato anche come

“estorsione, usura e traffico di stupefacenti sono le fonti di guadagno principale della camorra, che poi reinveste questi capitali. Quindi combattere il

racket vuol dire togliere l’humus e il denaro alla camorra. So che denunciare è difficile, per la solitudine dei commercianti e degli imprenditori e per questo le associazioni sono importanti, perché li accompagnano e non li lasciano soli”. Fonte tgcom24