Juventus al capolinea, progetto CR7 solo un fallimento

11 Marzo 2021 - 11:53

Juventus al capolinea, progetto CR7 solo un fallimento

Sul Pianeta Juve sono tutti poco allegri. E tra i pochi più allegri ce n’è uno che si chiama Allegri. Insomma, Max l’acciughino. Con lui, due finali consecutive di Champions. Perse regolarmente perché sul Pianeta Juve la maledizione non ancora è stata esorcizzata.

Però c’era arrivato in finale, Max l’acciughino. E con il Barcellona in finale gli manca sempre quel rigore su Pogba. Due finali e cinque scudetti vinti. Ma non sono bastati. Andrea l’Agnellino dette ha ascolto a cattivi consiglieri (Paratici e Nedved) e decise per il cambiamento.

Il gioco di Max è antico, qui ci vuole uno che dia bellezza alla Vecchia Signora. Lifting necessario per vincere la Champions. E così accadde che l’Agnellino scelse mastro Sarri ed il suo gioco fru-fru.

Dimenticando che l’uomo delle cento sigarette aveva dimenticato uno scudetto in albergo. E sperimentando di persona che stava per dimenticarne un altro alla Continassa.

In Europa, fuori con il Lione agli ottavi. Come Pirlo detto Pirla con il Porto. L’ex grande centrocampista, pure mondiale, era stato ingaggiato per dirigere la squadra Under 23 che gioca in serie C. Il giusto apprendistato per la panchina maggiore.

Ma ancora una volta l’Agnellino s’era fatto convincere dal gatto Paratici (l’uomo dei parametri zero). E dalla volpe Nedved che per raccogliere l’uva non trova tempo per andare dal barbiere a farsi tagliare il biondo pelo fluente.

Ed ecco Pirlo detto Pirla con la bacchetta di direttore d’orchestra tra le mani, pur conoscendo a stento le note del campionato. Supercoppa italica messa in bacheca. Per il resto, fuori dall’Europa e decimo scudetto consecutivo visto dal binocolo.

Però Pirlo detto Pirla ha lanciato tra i valletti della Signora tal Frabotta (chi era costui?) promuovendolo dall’Under 23, dove a stento avrebbe potuto esibirsi. Una serie di errori tecnici e tattici tutti insieme per imbruttire sempre di più la Signora già vecchia di suo.

Che almeno ha il conforto di pregare in Chiesa e di passeggiare in giardino dove ama cogliere i tulipani come De Ligt. Un’annata che s’è voluta storta per incompetenze varie.

E col sospetto che Andrea l’Agnellino, presidente Eca, stia dando fastidio ai soloni dell’Uefa con quella sua smania di volere una Champions più ricca di squadre. E quindi col doppio delle partite, magari a danno dei tornei nazionali.

Sospetto che non è infondato se solo si pensi agli arbitraggi in coppa. Col Porto, tra andata e ritorno, mancano due rigori e forse tre lampanti. E generosa, per i portoghesi, è apparsa la punizione fischiata a Rabiot dalla quale è nato il gol del due a due che ha mandato il Porto ai quarti.

Complice l’errore in barriera del più evanescente CR7 mai visto, forse appagato per aver segnato più di Pelé. E dire che Cristiano il marziano era stato acquistato per vincere almeno una Champions.

Tre anni perduti per un’inutile rincorsa. Resterà un sogno anche il decimo tricolore consecutivo. A maggio la Signora dovrà scucirselo dal petto e consegnarlo alla rivale di sempre: l’Inter.

Che tornerà a vincere grazie a Conte, juventino fin nelle mutande. E però irriverente. Tanto da mostrare il dito medio ad Andrea l’Agnellino e al gatto Paratici e alla volpe Nedved. Il tutto mentre Pirlo detto Pirla, chioma alla Giuseppe Verdi, sognava di far suonare la marcia trionfale dell’Aida. In uno stadio vuoto.

Adolfo Mollichelli