Jessica Rabbit censurata è troppo hot: la Disney la ridisegna e le mette l’impermeabile

23 Settembre 2021 - 16:33

Jessica Rabbit censurata è troppo hot: la Disney la  ridisegna e le mette  l’impermeabile

Disneyland ridisegna Jessica Rabbit: addio all’icona sexy e fatale

Il parco divertimenti ha deciso di cambiare il finale dell’attrazione “Car Toon Flip di Roger Rabbit”

Anche Jessica Rabbit è finita nel ciclone dei cambiamenti in corso negli ultimi anni alla Disney. Dopo le polemiche sul bacio non consensuale tra Biancaneve e il principe, ora Disneyland ha giocato d’anticipo e modificato il finale

dell’attrazione “Car Toon Flip di Roger Rabbit”. Fino ad ora Jessica era la vittima, intrappolata nel bagagliaio della macchina, ma da adesso in poi prenderà parte all’avventura nei panni di investigatrice privata.

A renderlo noto il portale “Disneyland News Today”, che ha spiegato di aver rimosso Jessica dal bagaglio dell’auto e di averla rimpiazzata con alcuni barili di acido. La signora Rabbit appare all’interno del percorso con un grosso martello in

mano, pronta a colpire una delle crudeli faine.

Pare inoltre che siano in arrivo altri cambiamenti per la femme fatale dai capelli rosso fuoco, ispirata a Rita Hayworth. Con l’intento di emanciparla e desessualizzarla, infatti, potrebbe diventare co-protagonista di ogni attrazione che la

riguarda e coprire il sensuale long-dress di paillettes con un impermeabile, per renderla più simile al collega umano Eddie Valiant (intrepretato nel film da Bob Hoskins).

Naturalmente il cambio di rotta ha scatenato il putiferio sui social e in tanti si sono lamentati per la scelta di voler ridisegnare uno dei personaggi iconici di “Chi ha incastrato Roger Rabbit?”, film diretto nel 1988 da Robert Zemeckis e prodotto da Steven Spielberg.

Jessica Rabbit troppo sexy: Disney la ridisegna e la trasforma in un’investigatrice

Il parco giochi Disneyland di Anaheim accoglie le accuse di sessismo. Ma questa non è la prima volta che

la casa di produzione finisce nella polemica

Jessica Rabbit cambia veste. La donna sexy e fatale raffigurata con i lineamenti e le curve di Rita Hayworth e con la voce roca e sensuale di Kathleen Turner, non sarà più una donna dalla sessualità esplicita e prorompente, e soprattutto non

sarà più dipinta come una vittima. Da oggi, nel grande parco giochi di Anaheim (California), dove una delle attrazioni era un tour lungo il quale i visitatori potevano seguire ogni tappa del famoso filmdi Robert Zemeckis “Chi ha incastrato

Roger Rabbit” (1988), sino a trovare Jessica imprigionata nel bagagliaio di una macchina, ci sarà un cambiamento: al posto di Jessica Rabbit ci saranno i barili di acido con cui il perfido giudice Morton scioglieva i personaggi animati.

Diventerà lei stessa un’investigatrice privata, titolare della sua agenzia, impegnata nella lotta contro il crimine che colpisce la Los Angeles del 1947. Cambierà anche i vestiti: indosserà un impermeabile, tipico indumento degli investigatori

privati, che la renderà anche in questo allo stesso livello di Eddie Valiant. L’obiettivo? Allontanare il più possibile le ennesime accuse di sessismo, maschilismo e non solo.

Questa, infatti, è solo l’ultima di una lunga serie di accuse rivolte alla casa di Topolino che, con 26 premi Oscar su 59 candidature, non è solo la personalità più premiata della storia del cinema, ma anche forse la più discussa. Non

dimentichiamo quando è stata accusata di promuovere un bacio non consensuale nella favola di Biancaneve, oppure quando montò la polemica perché il lupo de I tre porcellini, nella scena in cui si traveste da venditore di spazzole, indossava

una maschera da mercante ebreo. Dopo l’uscita la scena fu modificata, ma le accuse di antisemitismo verso Disney erano già partite.

Si è parlato di razzismo disneyano anche quando si è pensato a una delle immagini dei corvi neri di Dumbo che sono stati identificati come caricature dei lavoratori delle piantagioni. Essi cantano, fra l’altro, “lavoriamo come schiavi” e il loro

capofila è chiamato Jim Crow, come le omonime leggi che crearono e mantennero la segregazione razziale negli Usa fino al 1964.

Sempre per quanto riguarda Biancaneve, la scena in cui i nani si mettono uno sopra l’altro fu bollata da Disney durante una riunione privata con l’espressione “una pila di ne**i”. Per non parlare de I racconti dello zio Tom (Song of the

South, 1946): il film è stato definito da Bob Iger, attuale presidente esecutivo della Walt Disney Company, un esempio di “razzismo imbarazzante”. Lo stesso Walt Disney, all’uscita del film, si trovò a rispondere alle accuse di revisionismo

mosse dai comitati civili antisegregazionisti.

Ma non finisce qui. In epoca recentissima la piattaforma di streaming  Disney+ ha deciso di cambiare alcuni classici , come Peter PanDumbo e gli Aristogatti, nella sezione dedicata ai bambiniL’accusa? Diffondono stereotipi dannosi. Peter

Pan ha definito i membri della tribù indiana di Giglio Tigrato “pellirosse”, gli Aristogatti hanno raffigurato il gatto siamese Shun Gon, uno della cricca di Romeo, con tratti caricaturalmente orientali: occhi a mandorla, denti all’infuori e

bacchette usate addirittura per suonare. Per non parlare della strofa di una canzone di Dumbo: “E quando poi veniamo pagati buttiamo via tutti i nostri soldi” – giudicata da molti una grave mancanza di rispetto alla memoria degli schiavi

afroamericani al lavoro nelle piantagioni del Sud degli Stati Uniti. I titoli, tuttavia, continuano a essere disponibili per il pubblico sopra l’età minima, seppure con una scritta di avvertenza che recita: “Questo programma include

rappresentazioni negative e/o denigra popolazioni o culture. Questi stereotipi erano sbagliati allora e lo sono ancora. Piuttosto che rimuovere questo contenuto vogliamo riconoscerne l’impatto dannoso, imparare da esso e stimolare il

dibattito per creare insieme un futuro più inclusivo”.  La decisione è stata presa da un gruppo da un gruppo di esperti esterni alla compagnia californiana i quali hanno dovuto valutare se il contenuto “rappresentasse o meno un pubblico

globale”.

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