Anche l’Italia dal prossimo inverno potrebbe essere tra i protagonisti del razionamento del gas,e di riflesso attuare una politica di contenimento dei consumi.
La misura è sul tavolo del governo, insieme ad altri interventi che diventeranno necessari per contenere la spesa energetica, ostaggio di due variabili: Mosca, con la sua scelta o meno di tagliare l’export del metano verso l’Europa, e il clima. Un inverno mite rispetto a un inverno rigido potrà infatti fare un’enorme differenza, una differenza di milioni di metri cubi di gas al giorno.
Qualora la misura del governo dovesse andare in porto, l’accensione dei termosifoni sarà posticipata di almeno una settimana in tutte le regioni d’Italia, che hanno di regola, come si sa, un avvio differenziato e compreso tra il 15 ottobre, per le regioni più a Nord, e il primo dicembre, per quelle più meridionali. Stessa cosa vale per lo spegnimento anticipato di almeno 7 giorni rispetto al calendario consueto che prevede lo stop al sistema di riscaldamento tra il 15 marzo e il 15 aprile, a seconda della zona climatica.
A questo andrebbe aggiunta la necessità di redigere delle modifiche alle regole relative alle temperature da impostare sui termostati:
la legge attualmente prevede un tetto massimo di 20 gradi (con due gradi di tolleranza), che andrà a scendere almeno di un grado, ovvero a 19. Inoltre, dovremo anche tenerli accesi un’ora in meno al giorno. L’idea del governo è di raccomandare questi comportamenti e non di imporli. Ma tenendo conto che il consumo di gas per uso domestico in Italia pesa 21,7 miliardi di metri cubi all’anno, e se l’obiettivo è risparmiare metano, la via deve passare per forza da queste limitazioni.
A suggerire queste misure è stata l’Enea, che ha calcolato un risparmio di 2,7 miliardi di metri cubi in 12 mesi.