Flop in prima serata
Corriere della sera, pagina 47, di Renato Franco.
Novità è ormai una parola che chi fa televisione evita di pronunciare. Perché 9 volte su 10 i titoli al debutto fanno una brutta fine. La nuova stagione autunno-inverno è partita a settembre, ma la
strada è già lastricata di insuccessi, promesse mancate, spettatori in fuga, programmi che non si riprenderanno mai. Grande attesa, ma scarsa resa. L’esordio di Alessandro Cattlan su Rai1 con Da
Grande è andato al di sotto delle aspettative con percentuali che la rete più importante – a fronte di costi non certo di nicchia – ha faticato ad assorbire. Poco più di due milioni di spettatori, poco
più del 12% di share, numeri piccoli se si pensa che in prima serata Rai1 viaggia sopra al 19%.
«Potevo fare qualcosa diversamente, altre cose sono il mio modo di intendere la tv e credo che l’errore sarebbe stato cambiarle. Sono stato me stesso», la riflessione del conduttore a programma
finito. L’impressione è che si sia puntato troppo sulla novità, quando la televisione è soprattutto abitudine; un conto è essere un volto di punta di Sky, un altro un volto riconoscibile della tv
generalista. Certo poi un po’ di autocritica non guasterebbe come aveva sottolineato lo scrittore ed ex magistrato Gianrico Carofiglio: «Lo show di Cattelan su Rai1 è un disastro. Capita, forse
qualcuno ne renderà conto forse no. Ma è interessante quello che (pare) ha detto il conduttore: “Rifarei tutto così”. La frase è la sintesi del modo meno intelligente (eufemismo) di affrontare
l’errore e il fallimento». La prossima opportunità potrebbe essere l’Eurovision, un programma «blindato» che aiuterebbe anche il conduttore.
È andata male anche a Ilary Blasi a cui Canale5 ha affidato un format senza capo né coda. Star in the Star sembrava la versione che Tale e Quale show farebbe di sé stesso. Una cosa che
assomiglia, ma non troppo; una copia, ma peggio; un’imitazione, ma con eccesso di trucco. Il tutto riassunto da quelle maschere di gomma un po’ Fantomas un po’ film dell’orrore (pure di quarta
categoria). In questo caso non si può dire che il pubblico non abbia capito il programma, anzi l’ha capito benissimo ed è fuggito compatto: meno di due milioni di spettatori, l’11% di share di
media, le puntate ridotte (ne sono state tagliate due) per porre fine anche all’agonia della povera conduttrice costretta a sorridere quando c’era da piangere.
I flop di Italia1
È andata pure peggio a Mystery Land, la trasmissione di Italia1 condotta da Alvin e Aurora Ramazzotti. Due puntate sono state sufficienti per dire basta. La seconda si è fermata a soli
581mila spettatori (2,8% di share), troppo poco per una prima serata che in media arriva al 4,7% di share. «Mediaset ritiene che i fenomeni legati all’ignoto e ai misteri – tuttora presenti nella
storia, nella mitologia, nell’archeologia – siano molto interessanti per il pubblico di Italia1. Ma questa prima versione di Mystery Land non si è dimostrata ancora ben focalizzata. Il programma
rientra quindi ai box per una revisione profonda e ritornerà quanto prima in onda su Italia1 con una nuova formula». A occhio il «quanto prima» si potrebbe trasformare in quel tempo indefinito
che si colloca tra il mai e le calende greche.
Rimanendo su Italia1 Honolulu è poco sotto la media di rete, ma certo ci si aspettava di più per il programma che è una sorta di costola di Colorado. I conduttori (Fatima Trotta e Francesco
Mandelli) si arrangiano stando sotto il milione di spettatori (Colorado arrivava a un milione e quattrocentomila). Male invece Lui è peggio di me (Rai3, seconda edizione), due punti sotto la
media di rete nonostante non si possa dire nulla sulla coppia Giallini-Panariello. Questo sembra un raro caso in cui la somma di due personalità è minore di ognuna delle due prese
singolarmente.
Il caso Rai2
Se vuoi far fallire un programma invece ci sono due strade sicure: o lo fai male, proprio brutto; o lo piazzi su Rai2, rete che da tempo ha perso la sua identità e che sembra finita in una buca dove
trovi sempre qualcuno che, arrivato in fondo, inizia a scavare. Troppi telefilm in prima serata, poche produzioni. Ormai da tempo ogni talk politico che si avvia sulla seconda rete fa la fine del
gatto in tangenziale, ma anche con gli altri generi non va meglio. Sono servite tre puntate per capire che Voglio essere un mago – un gruppo di ragazzini che cercano di trasformarsi da apprendisti
in incantatori e illusionisti professionisti – non era adatto alla prima serata. Così eccolo spostato al pomeriggio dove langue altrettanto con i suoi pochi (200 mila) spettatori.
Flop in prima serata
Corriere della sera, pagina 47, di Renato Franco.
Novità è ormai una parola che chi fa televisione evita di pronunciare. Perché 9 volte su 10 i titoli al debutto fanno una brutta fine. La nuova stagione autunno-inverno è partita a settembre, ma la
strada è già lastricata di insuccessi, promesse mancate, spettatori in fuga, programmi che non si riprenderanno mai. Grande attesa, ma scarsa resa. L’esordio di Alessandro Cattlan su Rai1 con Da
Grande è andato al di sotto delle aspettative con percentuali che la rete più importante – a fronte di costi non certo di nicchia – ha faticato ad assorbire. Poco più di due milioni di spettatori, poco
più del 12% di share, numeri piccoli se si pensa che in prima serata Rai1 viaggia sopra al 19%.
«Potevo fare qualcosa diversamente, altre cose sono il mio modo di intendere la tv e credo che l’errore sarebbe stato cambiarle. Sono stato me stesso», la riflessione del conduttore a programma
finito. L’impressione è che si sia puntato troppo sulla novità, quando la televisione è soprattutto abitudine; un conto è essere un volto di punta di Sky, un altro un volto riconoscibile della tv
generalista. Certo poi un po’ di autocritica non guasterebbe come aveva sottolineato lo scrittore ed ex magistrato Gianrico Carofiglio: «Lo show di Cattelan su Rai1 è un disastro. Capita, forse
qualcuno ne renderà conto forse no. Ma è interessante quello che (pare) ha detto il conduttore: “Rifarei tutto così”. La frase è la sintesi del modo meno intelligente (eufemismo) di affrontare
l’errore e il fallimento». La prossima opportunità potrebbe essere l’Eurovision, un programma «blindato» che aiuterebbe anche il conduttore.
È andata male anche a Ilary Blasi a cui Canale5 ha affidato un format senza capo né coda. Star in the Star sembrava la versione che Tale e Quale show farebbe di sé stesso. Una cosa che
assomiglia, ma non troppo; una copia, ma peggio; un’imitazione, ma con eccesso di trucco. Il tutto riassunto da quelle maschere di gomma un po’ Fantomas un po’ film dell’orrore (pure di quarta
categoria). In questo caso non si può dire che il pubblico non abbia capito il programma, anzi l’ha capito benissimo ed è fuggito compatto: meno di due milioni di spettatori, l’11% di share di
media, le puntate ridotte (ne sono state tagliate due) per porre fine anche all’agonia della povera conduttrice costretta a sorridere quando c’era da piangere.
I flop di Italia1
È andata pure peggio a Mystery Land, la trasmissione di Italia1 condotta da Alvin e Aurora Ramazzotti. Due puntate sono state sufficienti per dire basta. La seconda si è fermata a soli
581mila spettatori (2,8% di share), troppo poco per una prima serata che in media arriva al 4,7% di share. «Mediaset ritiene che i fenomeni legati all’ignoto e ai misteri – tuttora presenti nella
storia, nella mitologia, nell’archeologia – siano molto interessanti per il pubblico di Italia1. Ma questa prima versione di Mystery Land non si è dimostrata ancora ben focalizzata. Il programma
rientra quindi ai box per una revisione profonda e ritornerà quanto prima in onda su Italia1 con una nuova formula». A occhio il «quanto prima» si potrebbe trasformare in quel tempo indefinito
che si colloca tra il mai e le calende greche.
Rimanendo su Italia1 Honolulu è poco sotto la media di rete, ma certo ci si aspettava di più per il programma che è una sorta di costola di Colorado. I conduttori (Fatima Trotta e Francesco
Mandelli) si arrangiano stando sotto il milione di spettatori (Colorado arrivava a un milione e quattrocentomila). Male invece Lui è peggio di me (Rai3, seconda edizione), due punti sotto la
media di rete nonostante non si possa dire nulla sulla coppia Giallini-Panariello. Questo sembra un raro caso in cui la somma di due personalità è minore di ognuna delle due prese
singolarmente.
Il caso Rai2
Se vuoi far fallire un programma invece ci sono due strade sicure: o lo fai male, proprio brutto; o lo piazzi su Rai2, rete che da tempo ha perso la sua identità e che sembra finita in una buca dove
trovi sempre qualcuno che, arrivato in fondo, inizia a scavare. Troppi telefilm in prima serata, poche produzioni. Ormai da tempo ogni talk politico che si avvia sulla seconda rete fa la fine del
gatto in tangenziale, ma anche con gli altri generi non va meglio. Sono servite tre puntate per capire che Voglio essere un mago – un gruppo di ragazzini che cercano di trasformarsi da apprendisti
in incantatori e illusionisti professionisti – non era adatto alla prima serata. Così eccolo spostato al pomeriggio dove langue altrettanto con i suoi pochi (200 mila) spettatori.