Sicuramente a qualcuno di voi sarà stato consigliato di effettuare un test per le intolleranze alimentari, in seguito a sintomi intestinali come gonfiore, dolore addominale, reflusso esofageo.
Ma questi test hanno una valenza scientifica?
Purtroppo il mondo delle intolleranze alimentari è un business molto redditizio, è quindi importante chiarire alcuni punti per evitare di spendere soldi inutilmente.
Partiamo dal principio: che cos’è un intolleranza alimentare ?
L’Intolleranza alimentare è un deficit enzimatico, cioè una carenza di un enzima che è deputato a degradare quella sostanza. La sostanza quindi, rimane non digerita all’interno del tratto intestinale. Da qui derivano quindi sintomi. L’intolleranza non è un’allergia, l’allergia è invece una risposta immunitaria nei confronti di quella sostanza: abbiamo sintomi diversi e il meccanismo di insorgenza è diverso. Abbiamo prurito, Macchie sulla pelle, fino allo shock anafilattico.
Ma quanti tipi di intolleranze esistono?
Le uniche intolleranze che la scienza è stata in grado di individuare sono: lattosio, fruttosio e al glutine. Lievi evidenze per il nichel. Se vi è stato detto quindi che siete intolleranti al pomodoro, al lievito, agli zuccheri, ad altri alimenti, è probabilmente un’informazione non vera.
Quando sospettarla?
Ha senso sospettarla se si manifestano sintomi dopo ingestione di latticini, fruttosio in polvere, grano. Tutti gli altri alimenti vanno indagati diversamente.
Cosa fare quindi se si sospetta un’intolleranza alimentare?
Rivolgersi al medico curante che può prescrivere gli unici test di laboratorio riconosciuti per le vere intolleranze alimentari. Per il lattosio si effettua il breath test, per il glutine gli anticorpi. I test delle igG, i test in farmacia, i test con la punturina sul braccio, non sono riconosciuti. Si rischia di eliminare cibi importanti come verdure, frutta, cereali, sulla base di un test che non è veritiero né affidabile, riducendo la qualità della propria dieta.
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