Alla vigilia del concerto che si svolgerà in doppia data, ovvero il 14 e 15 dicembre, presso il teatro Troisi di Napoli, l’artista Stefania Lay racconta in un’intervista il percorso professionale che l’ha portata ad organizzare con orgoglio “Il mio concerto” e fa un punto sul panorama odierno della musica neomelodica.
Che cosa è la musica per te?
La musica per me è vita. Sono nata nella musica, il mio papà era un musicista. Non trascorro giorno senza ascoltarla e senza cantare. Mi dà serenità e tranquillità, persino nelle giornate no.
Ti sei mai chiesto perché la gente ti segue così numerosa?
Forse perché cerco di trasmettere le mie esperienze, i miei sentimenti, di lasciare qualcosa alle persone come me… La gente questo l’ha capito e mi segue.
Quanto è importante l’amore nelle tue canzoni?
Tanto. Senza l’amore non si riuscirebbe a cantare. Deve esserci un sentimento, e senza sentimento non si trasmettono le emozioni.
Che valore aggiunto danno i duetti alla tua musica?
I duetti sono importanti, danno un’emozione in più di quanto una singola persona può dare.
Desideri dare, attraverso queste collaborazioni, nuova ragione di essere ad una realtà musicale così autoctona come quella neomelodica?
Vorrei farmi promotrice di un “nuovo neomelodico”, che non ha paura di sperimentare e contaminarsi con altri generi, e che si apre a nuove storie e narrazioni… Meno conservatore insomma!
Come spieghi il fatto che oggi sono tutti neomelodici? Nascono cantanti appartenenti al genere come funghi…
Che ben venga! Fino a poco tempo fa la musica neomelodica era descritta in senso dispregiativo, oggi è seguita e – a quanto pare – ambita. Attenzione però: c’è chi si scopre cantante da un momento all’altro e chi lo diventa facendo sacrifici Per diventare artista non basta il talento, ci vuole una grande consapevolezza di ciò che è la musica. Poi, se si ha la fortuna di avere successo lo si deve saper gestire e tenerlo in vita.