L’ influenza può anche essere mortale. Così è stato per un’infermiera di Wellington (capitale della Nuova Zelanda).
Il 21 luglio, 10 giorni dopo aver sviluppato i sintomi, è deceduta a causa del dell’influenza A, sottotipo H3N2. Ovvero quello che in Italia è stato ribattezzato con il nome di “australiana”. Ma questa tragedia ha avuto degli sviluppi che si sono risolti solo da poco.
Aveva 53 anni, due figli e un marito. John. Anche lui è stato colpito dallo stesso virus. Cinque giorni dopo la morte della moglie, il 26 luglio, viene ricoverato. Polmonite e infezione del sangue: la diagnosi.
Ma la situazione peggiora. Il 7 agosto finisce in coma farmacologico nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Wellington.
Ed è per questo motivo che i funerali della moglie sono stati sospesi.
Le cure, però, non danno il risultato sperato. C’è bisogno del trasferimento (in elicottero) ad Auckland. «È stato attaccato a una macchina ECMO che lo aiuta a respirare – spiega il cognato al New Zeland Herald –.
Ha subito un intervento per riparare un buco nel polmone, compromesso dalla malattia. I dottori hanno inserito una valvola unidirezionale».
L’ultimo messaggio di Leonard su Facebook è stato un ringraziamento a tutti gli amici per il sostegno dimostrato dopo la morte della moglie. «Scusatemi ma ho l’influenza. Quindi spegnerò il telefono per la notte. Cercherò di dormire un po’». Un paio di giorni dopo lottava tra la vita e la morte in ospedale.