L’Italia sta iniziando a prendere coscienza dei pericoli della siccità, di conseguenza si sta valutando l’ipotesi di dichiarare lo stato di emergenza.
Il fattore che ha contribuito negativamente a tale pericolo è stata la diminuzione delle piogge del 50% rispetto alla media riscontrata negli ultimi anni, la quale ha condotto ad una mancanza di fonti idriche che hanno generato ripercussioni sui fiumi e sui laghi.
Un esempio lampante è dato dall’attuale situazione del fiume Po, il quale registra un decremento di portata idrica dell’80%.
Tale situazione se non gestita, nell’immediato, potrebbe comportare gravi danni sul settore agricolo, ittico e soprattutto elettrico.
A gravare sulla carenza d’acqua è l’eccessivo consumo da parte degli italiani.
E sappiamo che nei 600 mila km di rete idrica italiana si perde per strada il 42% di acqua. Uno scandalo, la più alta percentuale mai esistita.
Circa il 51% viene utilizzato in agricoltura, dove se ne spreca almeno la metà con l’irrigazione a pioggia, e poi c’è un 25% di acqua prelevata per usi industriali.
L’Italia è l’unico paese europeo che con l’acqua potabile ci lava i piazzali, gli automezzi, raffredda gli impianti produttivi, quando potrebbe esser fatto con il riuso delle acque di depurazione, di riciclo. Abbiamo a disposizione ottimi depuratori da cui fuoriescono più o meno 9 miliardi di metri cubi di acqua ogni anno, anche di grande qualità, trattata, depurata, e la si ributta a mare.
Oltre le gravi perdite d’acqua a contribuire sono stati anche gli incedi, che nel corso degli anni sono andati via via ad aumentare, raddoppiando rispetto allo scorso anno, e addirittura raggiungendo valori sei volte più alti di quelli del 2020.
In conclusione, si sta valutando l’ipotesi di un razionamento diurno dell’acqua, perché l’emergenza è totale.