La Procura di Milano, in particolare, la pm Alessia Menegazzo e l’aggiunta Letizia Mannella stanno lavorando su una nuova ricerca effettuata da
Alessandro Impagnatiello sul web e valutano la premeditazione sull’omicidio di Giulia Tramontano, uccisa al settimo mese di gravidanza.
Intanto i vigili del fuoco hanno trovato in un tombino a Milano la patente e il bancomat della ragazza. Nell’appartamento in cui è stato commesso l’omicidio è
stata rinvenuta una pellicola trasparente compatibile con quella utilizzata per avvolgere il cadavere. Sembra risolto il dilemma sul perché Alessandro
Impagnatiello cercasse su Google “come inviare messaggi WhatsApp programmati” due giorni dopo l’omicidio, nonostante abbia dichiarato di
aver gettato il cellulare la notte stessa. Secondo ambienti investigativi, l’uomo cercava un modo di programmare da remoto le risposte ai suoi finti messaggi
di disperazione inviati a Giulia dopo l’omicidio, nel tentativo di depistare le indagini. Impagnatiello e la madre, due giorni dopo l’omicidio, sarebbero
andati in un bar a qualche decina di metri dal luogo dove, nella notte tra il 31 maggio e il primo giugno, è stato trovato il cadavere, per chiedere
informazioni sulla presenza di telecamere all’esterno del locale. Lo avrebbe confermato lo stesso gestore del locale sentito nelle indagini. Dagli ultimi rilievi
effettuati dai pm di Milano e dai carabinieri nella casa di Senago, nel Milanese, dove la ragazza è stata uccisa, emergono altre contraddizioni sulla dinamica
dell’omicidio ricostruita dall’uomo durante la sua confessione. Gli inquirenti, inoltre, hanno definito il profilo di Impagnatiello come un “narcisista manipolatore”. Fonte tgcom24.