Gianni Amelio ha presentato alla Mostra del Cinema di Venezia il film “Il signore delle formiche”, che narra la storia di Aldo Braibanti. L’intellettuale fu processato con l’accusa di plagio e ricevette una condanna a nove anni, per via della sua relazione con uno studente. Quest’ultimo, invece, venne costretto dalla famiglia alle cure con l’elettroshock.
Il regista ha voluto raccontare un’epoca in cui, anche per via dei partiti bigotti, gli omosessuali venivano ancora considerati come “invertiti da curare, come fu detto anche a me in Calabria quando avevo 16 anni, una cosa che in dialetto calabrese faccio dire ad un personaggio del film”. Ritiene che quello della politica che non è in grado di riflettere le esigenze del Paese, sia un problema attuale:
“Senza evocare spettri di cose del passato, i nostri guai ce li abbiamo anche con le cose contemporanee. Oggi come allora si vive questa distanza tra la politica della necessità e i partiti incapaci di rappresentare i cittadini che sono visti più come clienti a cui piazzare i prodotti, non certo ascoltati”.
Infine, il regista ha parlato di quanto – ancora oggi – gli italiani debbano fare i conti con l’omofobia: “In campagna elettorale una candidata – Giorgia Meloni ndr – ha detto accontentatevi delle unioni civili, peccato che lo stesso giorno sia girato il video di una donna che chiamava la polizia per aver visto due omosessuali baciarsi, e non parliamo di quello che ancora oggi succede in ambito scolastico”.
E ha concluso:
“Ancora oggi l’omosessualità è considerata devianza che può turbare i bambini, purtroppo la mentalità è confondere omosessualità con pedofilia che è il peggiore dei crimini possibili mentre omosessualità è amore. Io spero tanto che Il signore delle formiche dia coraggio a chi non può averlo, vorrei fosse un film ottimista nonostante parli di una delle pagine più scure della giustizia italiana”.