Il primario: “Il Coronavirus si è spento, vi spiego perché”

30 Giugno 2020 - 11:54

Il primario: “Il Coronavirus si è spento, vi spiego perché”

Il primario: “Il Coronavirus si è spento, vi spiego perché”
Mentre il virus sembra perdere la sua carica e l’emergenza diminuire, gli esperti restano divisi sull’andamento del coronavirus. Il professor Galli ritiene che il rischio epidemico sia ancora vivo e per il professor Roberto Rigoli, primario del reparto di Microbiologia a Treviso, ci sono segnali che attesterebbero il progressivo attenuarsi del coronavirus.

Dalle ultime ricerche sembrerebbe che il coronavirus si stia lentamente spegnendo. In Veneto, su 60mila tamponi fatti tra il primo e la metà di giugno, solo in 3 è stata individuata una quantità di virus importante.

Ma fortunatamente, anche le tre persone risultate positive, hanno sviluppato sintomi leggeri. Lo ha spiegato il professor Roberto Rigoli: “Dei 60mila tamponi effettuati, 210 sono risultati positivi. Ma 199 di essi lo erano in maniera molto modesta, tanto che abbiamo dovuto amplificare molto il “segnale” per trovare i virus. Probabilmente non erano infettivi”.

“Degli 11 positivi in maniera più cospicua, con segnale chiaro, 4 erano asintomatici e 7 sintomatici. Ma alla fine solo in 3 casi si è trovata una carica virale paragonabile a quella che vedevamo normalmente nella fase acuta dell’epidemia”, ha precisato il microbiologo.

“Il coronavirus si sta spegnendo? Si tratta di studi basati su osservazioni estemporanee e non su esperimenti. C’è solo un modo per saperlo, quello di infettare degli animali e dei modelli”, ha chiarito Andrea Crisanti. Tuttavia, ha aggiunto: “Siccome non abbiamo un animale da infettare, tutto il resto sono chiacchiere”.

“Sicuramente chi si infetta si ammala meno gravemente di prima. Ma la carica virale si è abbassata grazie alle mascherine e al distanziamento sociale”, è la replica del professore di microbiologia all’Università di Padova.

Dopo la replica di Andrea Crisanti, il professor Rigoli era tornato sulla questione. “In merito a quanto comparso sulla stampa relativamente alle affermazioni di un esponente della comunità scientifica padovana secondo cui i ragionamenti riportati dal sottoscritto sono “solo chiacchiere”, ricordo che, in accordo con il Presidente dell’Associazione Microbiologi clinici Italiani dottor Pierangelo Clerici, con la professoressa Maria Capobianchi responsabile del laboratorio di Virologia dello Spallanzani di Roma, e con il Professor Fausto Baldanti responsabile del laboratorio di Microbiologia del Policlinico San Matteo di Pavia , è stato deciso di mettere in discussione l’interpretazione del dato proprio alla luce della discordanza tra manifestazioni cliniche, andamento epidemiologico e positività al test eseguito in PCR- RT.

In particolare la discordanza appare chiara nei pazienti clinicamente guariti con C.T.elevati (bassa carica)”. Queste sono state le sue parole.

Il microbiologo, inoltre, ha spiegato che la bassa infettività “è stata valutata su due fronti”. Il primo è quello epidemiologico, cioè “monitorando i contatti stretti dei pazienti con carica bassa”. Il secondo, invece, “seminando su colture cellulari i campioni appartenenti sempre a pazienti con c.t. alto (bassa carica)”. Inoltre, i dati preliminari emersi da “un lavoro condotto dal prof. Baldanti” dimostrano che “solo un’esigua minoranza di questi campioni risulta positiva in colture cellulari”.

I risultati quindi confermerebbero “altri recenti dati di letteratura internazionale”, ha aggiunto Rigoli. “In accordo con il Presidente AMCLI e i componenti del direttivo sopra riportati, ribadisco il concetto che il confronto aperto tra tutti rappresenta l’unica via per vincere la guerra verso questo nuovo agente patogeno”, ha concluso.
Fonte: Notizie.it