Pedro Sanchez, premier spagnolo, ha annunciato l’intenzione di portare al Congresso una proposta di riforma costituzionale mirata a introdurre l’aborto come diritto costituzionalmente garantito. In questo modo, l’aborto e la possibilità per le donne di praticarlo in sicurezza non potrebbero essere più minacciati da leggi che vanno a limitarlo.
La volontà del premier deriverebbe dalle iniziative del Partido Popular e Vox. La scorsa settimana il Partido Popular ha sostenuto una proposta del partito di estrema destra Vox che obbliga le donne che vogliono abortire, nel comune di Madrid, a essere informate sulla sindrome post aborto: una sindrome che esporrebbe le donne a depressioni, senso di colpa e bulimia. Secondo gli scienziati, tuttavia, tale sindrome non ha alcun tipo di fondamento medico.
“L’esecutivo impedirà che le donne che vogliano interrompere la gravidanza ricevano informazione falsa e senza evidenza scientifica” ha dichiarato il premier.
La proposta servirebbe proprio a evitare che leggi di questo tipo possano limitare il diritto all’aborto in altre città o regioni della Spagna. Tuttavia, la sua approvazione non è affatto semplice: nell’ordinamento spagnolo, una riforma costituzionale necessita di una maggioranza qualificata di due terzi del Congresso dei deputati per l’approvazione. Quindi, anche il Partido Popular dovrebbe esprimersi a favore.
In Europa, è stata già la Francia a riconoscere l’interruzione volontaria di gravidanza come diritto costituzionalmente garantito. In Spagna, il diritto all’aborto è sempre stato al centro di polemiche. Depenalizzato solo nel 1985 da una storica sentenza della Corte Costituzionale, si è provato a limitarlo nel 2014 con una proposta del ministro della giustizia Aberto Ruiz Gallardon. Tuttavia, tale proposta suscitò un contrasto tale che il ministro dovette dimettersi.
Fonti: Ansa, SkyNews