Il Paradiso delle Signore: Ornella Giusto tra i volti della fiction di Rai1. L’intervista

22 Marzo 2021 - 10:26

Il Paradiso delle Signore: Ornella Giusto tra i volti della fiction di Rai1. L’intervista

Nella sua carriera ha preso parte a diversi spettacoli teatrali, alcuni dei quali prodotti da lei stessa,

ma di recente il pubblico di Raiuno ha potuto vederla nel piccolo ruolo di Rosalia Caffarelli, volto

de Il Paradiso delle Signore. Parliamo della carismatica Ornella Giusto che, in questo periodo di

pandemia, ha avuto la fortuna di lavorare a stretto contatto con i bambini, grazie al diploma magistrale

che le ha permesso di fare delle  supplenza.

 

Ciao Ornella, partiamo dalla tua ultima esperienza a Il Paradiso delle Signore. Cosa ha significato, per te, come attrice e come persona?

“Per come ho vissuto tutta questa esperienza, ritengo che il Paradiso sia stato per me una

fortissima emozione. E’ un lavoro che mi ha arricchito moltissimo, come penso tutte le

esperienze che viviamo nella nostra vita. Credo che ogni piccola cosa sia nutrimento per

la propria anima, per il proprio spirito e carattere. Ho cercato di nutrirmi il più possibile

di questa esperienza, cogliendo tutto quello che mi offriva con grande generosità, amore,

garbo e delicatezza. Sono sempre stata molto cauta nel mio cammino, rispettando e

apprezzando i miei colleghi. Il Paradiso delle Signore ha fatto sì che continuassi a credere in me stessa”.

Spiegami meglio questo concetto.

“Ho creduto in me perché, a sua volta, c’era qualcuno che stava riponendo fiducia nella mia persona.

Il ruolo, inizialmente piccolo, cresceva man mano; Rosalia si sviluppava di volta in volta, motivo per

cui la produzione e la Rai hanno visto che funzionava e hanno voluto tenerlo. Sono così stata tra le guest

per le prime due stagioni. Non ho mai però pensato di impegnarmi al fine di diventare una protagonista

principale. Per me era primario lavorare bene, a prescindere dagli spazi minimi che Rosalia aveva”.

Quello di Rosalia Caffarelli è stato sicuramente un piccolo personaggio. Credo comunque che sia stato in grado di insegnare qualcosa a te come attrice e anche al pubblico che l’ha seguito. Non trovi?

“Certo, su questo ti do perfettamente ragione. Quello che è importante è fare bene il proprio lavoro.

Un vero attore professionista dovrebbe concentrarsi esclusivamente su quello. Appena sono entrata a

Il Paradiso delle Signore ho sentito un senso grandissimo di responsabilità, avevo molta ansia prima

di recarmi sul set, nonostante la mia lunga gavetta. Anche se il mio era un ruolo piccolissimo, avevo

comunque in mano una situazione importante, perché si trattava di un lavoro per la Rai, seguito ogni

giorno da 2.000.000 di telespettatori. In ogni caso, penso che tutto quello che accade al Paradiso,

dai protagonisti alle varie comparse, faccia parte di un grande mosaico. Ogni cosa dev’essere fatta

con cura. Penso sinceramente che la Rai produca delle fiction davvero ottime, che seguo con amore

anche per informarmi, perché un attore è giusto che lo faccia; che si tenga aggiornato sul proprio mestiere.

E’ fondamentale. Bisogna sempre arrivare preparati. Anche quando si hanno dei momenti di fermo e non

sei sul set, tu come attore devi sempre lavorare, ti devi preparare ad affrontare una cosa che, prima o poi,

arriverà. E’ tuo dovere farti trovare pronto. A Il Paradiso delle Signore mi sono impegnata fin dal primo

giorno, sia per lasciare contento chi lavorava con me, sia per stare serena e non creare problemi a nessuno. Non sono mai stata invadente, ma sono entrata nel set con garbo e tranquillità, senza avere discussioni. Ho voluto stabilire un ben legame con ciascun collega. Confesso che molte volte, dato il poco spazio che Rosalia aveva, sentivo il desiderio di rimanere di più sul set”.

Come mai?

“Mi piaceva respirare la sua aria, l’emozione che ogni volta mi dava; mettere piede al Paradiso è

stato una rinascita. Dopo alcuni anni di fermo, ho sentito che qualcosa mi stava rimettendo nelle

condizioni di rimettermi in luce, di giocarmi una nuova carta. Questo ho capito dentro di me. Ho

voluto custodire questa possibilità, gelosamente, con una consapevolezza maggiore, dato che non

sono più una bambina. Ho osservato tutto nei dettagli, per capire le persone ed essere molto carina

con loro. Un giorno, come ringraziamento per il duro lavoro, la pazienza e quello che fanno per noi,

ho portato un po’ di cioccolato fondente al trucco e parrucco. Era giusto che anche loro si sentissero

apprezzati, pensati. Con loro mi sentivo come se fossi a casa mia, ero a mio agio. Mi facevano sentire

voluta bene e coccolata. Pensa che inizialmente nel mio camerino non c’era il mio nome e cognome,

ma non mi importava perché per me la cosa primaria era fare bene il mio lavoro. Tuttavia, quando un

giorno ho trovato la scritta sulla porta, non puoi immaginare quanto sono stata felice. E’ stata

una sorpresa bellissima, che mi ha fatto sentire ancora di più accolta. Da lì, ho capito che dovevo

fare ancora meglio, che il mio ruolo stava prendendo più forma perché, forse, stavo facendo bene.

E anche quando mi sono vista in scena, per la prima volta, sono stata orgogliosa. Mi sono piaciuta

tanto. Merito anche dei registi che mi hanno saputa guidare, rassicurare, infondermi fiducia. Sono

state figure importantissime. Non ho mai avuto la presunzione di voler fare una scena a modo mio.

In ogni lavoro che faccio, preferisco lasciarmi guidare, affinché possa esprimermi in base a come il

regista vuole che una determinata sequenza si faccia. Lavoro meglio quando sul set c’è armonia con i registi, con i colleghi”.

Tu però, per prima, mi insegni che a volte non è sempre facile trovare la giusta armonia.

“Certo. Può succedere che a volte non ci sia. Capita di non trovarsi bene con qualcuno, come succede nella

vita reale, ma bisogna fare anche quelle esperienze, perché ti fanno crescere. Ma quando sorgono le

incomprensioni, da persona sensibile che sono, chiarisco subito. Non amo chi sparla o chi giudica.

Non voglio che qualcuno possa stare male per colpa mia. Per questo avvio un confronto costruttivo

per evitare che sorgano dissapori. Anche la persona che sembra più dura, austera e antipatica, se

ci fai una chiacchierata, può portarti a scoprire un mondo stupendo. Per questo, dico sempre che

bisogna andarci cauti con gli altri, entrare con garbo nelle persone senza essere invadenti, perché sennò si rischia di fare una ‘violenza’”.

Dal tuo punto di vista, cos’è che ha decretato il successo de Il Paradiso delle Signore?

“Io come attrice voglio donare a chi mi vede emozioni. Ed è quello che hanno fatto anche gli altri miei colleghi del Paradiso. Tutti sono riusciti ad interpretare magistralmente i loro personaggi, donando a ciascuno le giuste emozioni. E’ una serie che adoro, che mi ha fatto piangere, di cui mi sono innamorata. Mi ha sbloccato delle emozioni, facendo sì che mi immedesimassi in alcune storie e andassi a scavare nel mio passato. Per questo, non mi sono mai persa una puntata della fiction, nemmeno quando non c’ero io. Dovevo seguire tutte le storie che accadevano. Se dovevo tornare ad essere Rosalia, mi serviva saperlo anche per capire come dovevo interagire con Agnese. Ho sempre avuto una bella premura con Antonella Attili, che interpreta la protagonista Agnese, per fare un buon lavoro insieme a lei. Seguivo la soap, con costanza, per agganciarmi meglio quando ero chiamata ad entrare in scena”.

Attualmente, non stai girando. Ti manca far parte della fiction?

“Assolutamente sì. Sarò sempre riconoscente al Paradiso per quello che mi ha dato. Mi manca perché

mi stava aiutando a vivere delle cose belle e avrei voluto capire ancora di più quello che riuscivo a fare.

Speravo che Rosalia mi mettesse ancora di più in gioco come attrice. Ora come ora, vorrei approfittare

di questa esperienza che ho avuto anche per fare altro, che mi darà modo di esprimermi ancora di più

con una maturità artistica maggiore. Anche perché il Paradiso mi ha messo nelle condizioni di fare più

esperienza, rispetto magari ai personaggi di puntata precedenti che ho interpretato nelle varie fiction.

L’ho vissuto come un lancio in più, che sicuramente mi ha dato la possibilità di crescere, farmi conoscere ed emergere un pochino di più. Un modo per toccare maggiormente con mano il mio ambiente. Nutrendo la speranza che qualcuno mi potesse notare e apprezzare. Ho tanta voglia di esprimermi. Penso di avere tante cose da donare. A volte mi sento esplodere. Ho un vissuto forte, fatto di tante cose che ho dentro, che posso offrire agli altri. Il problema mio sai però qual è? E’ vero che sono una persona socievole, carismatica, piena di entusiasmo e che ama stare a contatto con le persone, ma fondamentalmente sono introversa e riservata; non riesco ad aprirmi subito completamente. Dentro di me c’è una dignità, una Ornella che ha paura di essere ferita e si deve difendere. Siccome conosco la Ornella di un tempo, che era più ingenua, ora so di essere più forte. Se tornassi indietro, penso che affronterei le stesse difficoltà in maniera più forte, diversa”.

Come hai affrontato il periodo del Covid? Ci sono altre cose a cui ti stai dedicando?

“Attualmente, mi sto dedicando ad un nuovo spettacolo, anche se ancora non posso dire il titolo.

Sto lavorando su un monologo, che vorrei portare nella mia Sicilia. E’ scritto a quattro mani. Tutto

quello che sarà all’interno dell’opera è però mio, perché parla delle mie emozioni, di ciò che io immagino

nella mia testa. Le altre due mani stanno plasmando questa drammaturgia. E’ un lavoro molto curato,

attento. E’ per me come essere di fronte ad uno psicanalista, perché vado a tirare fuori cose importanti

che fanno parte del mio percorso di vita, da quando ero bambina e fino ad oggi, per cercare di creare

un personaggio. Tutto questo materiale servirà a costruire il vissuto del personaggio che andrò ad

interpretare. Non è sicuramente una cosa semplice. Mi capita, quando scavo, di ritrovare delle cose

belle, ma anche delle cose spiacevoli. Nel momento in cui scrivo, a volte sorrido, altre volte mi escono

proprio le lacrime. In quest’ultimo caso capisco che ci sono stati tanti istanti della mia vita che non sono

riuscita a superare, che forse potrò risolvere grazie a tale spettacolo, che già dalle prime bozze profuma

di Sicilia. Anche ciò è merito della pandemia, che mi ha permesso di analizzarmi, di concentrarmi,

di pensare a quello che ho dentro di me. Questo periodo difficile che stiamo vivendo permette a tutti noi

di riflettere molto, di valutare tante cose. Ovviamente, già da prima ho dato importanza alla mia vita, che ho respirato a pieni polmoni, ma con una situazione difficile come quella che stiamo vivendo ti rendi conto ancora di più di quello che ti sta attorno. Motivo per cui, cerchi di affrontare tutto nel migliore dei modi; ti rendi conto di come passa il tempo senza che tu te ne accorga. Hai presente quanto è importante dare e ricevere amore, ascoltare con il cuore. Cose che un virus improvviso ha messo in discussione. Un virus che ci ha imposto di fermarci, perché altrimenti noi avremmo combinato soltanto danni, più di quello che stavamo già facendo. Ovviamente, questa è la mia idea”.

Credo sia presto per parlare di eventuali date del nuovo spettacolo.

“Esatto. Non so quando lo spettacolo potrà andare in scena, viste le restrizioni attuali, ma per me scriverlo è come fare teatro, come se fossi in accademia. Vorrei che questo monologo diventi proprio il mio cavallo di battaglia, dato che c’è dentro la mia essenza e, dunque, mi appartiene. Nella vita, quando fai qualcosa, è importante crederci fino in fondo. Se lo fai, le cose arrivano. Per esempio, mi sono sempre auto-prodotta, con tutte le difficoltà del mondo. Quando penso a una cosa, devo sempre vincere io e portarla al termine”.

So che in questo periodo hai sfruttato il tuo diploma magistrale per fare alcune supplenze a scuola. Me ne vuoi parlare?

“Certo. Sto facendo delle supplenze in varie scuole dell’infanzia. Mi sto trovando molto bene,

pur non avendole mai fatte prima. Con il fatto che vengo dal teatro, faccio divertire tantissimo

i bambini della scuola materna. Grazie a loro, tra l’altro, sto esternando tutta la mia maternità.

E’ vero che sono riuscita ad entrare nel cuore di questi bimbi, ma anche loro mi hanno letteralmente

conquistata. Quando mi danno la mano, mi fanno le coccole o mi chiedono delle carezze, io mi perdo

dentro a loro. Divento una bambina come loro, divento mamma. Quando mi chiamano maestra mi

piace tanto. In questo periodo, e ci tengo che venga detto, ho potuto interagire con loro utilizzando

sempre la mascherina, ma mi sono comunque lasciata abbracciare da questi bimbi dolcissimi.

In ogni scuola dove vado, visto che faccio delle supplenze in varie sedi, porto con me un cuore rosso

morbido di peluche per ringraziare i bimbi della loro accoglienza. Lo stesso discorso che facevamo

prima con il cioccolato fondente che ho portato al trucco e parrucco del Paradiso. E’ una piccola

accortezza che faccio io, che fa parte di me come persona. Infatti, lascio sempre a loro, nell’aula,

quel cuore rosso che porto. E’ il mio modo di dire grazie”.

La cosa bella dei bimbi è poi una: quando ti fanno capire che li hai conquistati è davvero così.

“Tutto giusto. Gioco con loro, li sprono, li faccio interagire. Ci sono insegnanti che hanno la pazienza

di fare tutto questo, mentre altri no. Non ti nascondo che a me piace farlo perché, ahi noi, molti bimbi

non hanno queste attenzioni dai loro genitori e passano il tempo a giocare alla PlayStation, sull’IPad.

Penso, invece, che il bambino abbia bisogno di essere ascoltato perché, ad esempio, se un bimbo

ti racconta una sua storia o ti consegna un suo disegno in un determinato momento è per lui

importantissimo, così come per me può essere vitale parlare a qualcuno di cui mi fido di un copione.

Non bisogna sottovalutare nulla. Un disegno di un bimbo può sembrare uno scarabocchio,

ma quest’ultimo nasconde dietro la sua anima, il suo sentimento, la sua immaginazione. Per questo,

faccio lavorare i miei bimbi sull’immaginazione. Ho fatto fare loro anche degli esercizi su questo.

Non bisogna mai sgridarli, ma essere dolci. I piccolini hanno bisogno di riflettere, senza l’urlo che,

a volte, può diventare violenza. Devi dare loro fiducia, sennò li rovini. Vivono in un mondo puro

e incontaminato, dove a me piace molto starci”.

Esercizi sull’immaginazione di che tipo?

“In questo periodo storico segnato dalla pandemia, i bambini sono stressati. Da supplente, cerco loro di portare un po’ di spensieratezza, facendo leva sulla loro immaginazione. Questa dell’insegnante è un’esperienza che terrò con me non solo per la vita, ma che sicuramente porterò anche sul set, sul lavoro. E’ quel qualcosa in più che sto facendo anche per la mia professione; mi fa sentire più forte. Mi sento utile per qualcuno e per qualcosa. Dare il mio contributo in un momento di difficoltà, è importante. Parliamoci chiaro, attualmente non ci sono tante supplenti che accettano di andare a scuola, visto il rischio di contagio che si corre. Lo stesso comune di Roma mi ha detto che siamo in poche”.

E tu non hai paura del contagio?

“No, non ho paura. Così come sul set sono concentrata sul mio lavoro, sul portare nel migliore

dei modi in scena i vari personaggi con cui mi confronto, adesso mi sento in missione nelle scuole.

E’ come se fossimo in guerra. Io do il mio contributo stando vicino a questi bambini. Non ci riesco

a restare a casa, per stare a lamentarmi continuamente. Non fa parte del mio carattere. Anche se ora

faccio la maestra, questo non leva nulla al mio essere attrice, che continuerò a fare per sempre.

Questa esperienza mi darà sicuramente la possibilità di arrivare su un altro set più forte e determinata

di prima. Chissà, magari in un futuro ruolo mi capiterà di fare la maestra. Penso che questa esperienza

mi fortificherà ancora di più”.

PhotoELF Edits:
2020:09:20 — Batch Resized

  •