Ha provato a chiamare diverse volte il padre dopo la sua scomparsa,dopo diversi tentativi risponde un uomo,era l’operatore delle pompe funebri.
È questa la stranissima storia di Armando Ravagni, ingegnere trentino in pensione, denunciata dalla sua famiglia.
Il Corriere del Veneto,ha spiegato che l’uomo era uscito al mattino e mentre si trovata nei pressi delle scuole Crispi,si è accasciato a seguito di un malore, inutili sono stato i tentativi per rianimarlo.
Così, il corpo del signor Armando, senza che la sua famiglia venisse avvisata, è stato trasferito nella camera mortuaria del cimitero di Trento dove un operatore ha sentito squillare il telefono che lui aveva ancora nella tasca dei pantaloni e a cui ha risposto, dando la notizia del decesso al figlio Rodolfo.
“Nessuno ci ha avvisato dell’accaduto. Mio padre aveva addosso telefonino e documenti. Possibile che non ci sia stata dico una persona che abbia pensato di avvisare la sua famiglia? Su questa vicenda non staremo fermi. Vogliamo capire”, ha detto Rodolfo, che insieme alla sua famiglia è assistito dall’avvocato Lorenzo Eccher e che ha aggiunto: “A distanza di dieci giorni si vive ancora in una fase nebulosa. Se non ci avesse avvisato l’operatore del servizio funerario, che ringrazio, avremmo fatto denuncia di scomparsa”.
Il legale ha spiegato che è stato “presentato un esposto con istanza di accertamenti urgenti”, perché la segnalazione alla Procura serve proprio per ricostruire i fatti. “Nell’istanza si chiede che vengano disposti l’autopsia e gli accertamenti sulle telecamere presenti in zona”, ha detto ancora l’avvocato, precisando che con l’esposto “si intende formulare denuncia-querela, sempre in relazione ai fatti, nell’ipotesi in cui dagli accertamenti svolti da parte delle autorità competenti dovessero emergere reati per i quali la legge richiede la procedibilità a querela di parte”.