«Le donne trans potranno avere figli. Saremo i primi. I diritti non si possono fermare».
È questa la sfida posta in essere dal luminare Miroslav Djordjevic, 57 anni, serbo, uno dei massimi esperti al mondo delle tecniche del cambio di sesso. Nel suo studio di Belgrado, nonostante la legislazione serba non sia particolarmente tollerante nei confronti della comunità Lgbtq, Djordjevic riceve pazienti provenienti da ogni dove: Ungheria, Italia, Arabia Saudita, Bosnia, Australia. Si ritrovano tutti nello studio del dottore. Quello che La Stampa definisce «un’isola dei diritti umani». «Non ho un attimo di tregua fino a fine anno», dichiara il chirurgo al quotidiano torinese. «Nel prossimo mese e mezzo opererò 35 pazienti», spiega. «Portiamo a termine tra i 150 e i 200 interventi l’anno». Le prenotazioni arrivano sia da Paesi dove il cambio di sesso è legale e sicuro, ma con liste d’attesa spesso troppo lunghe – come l’Italia – sia da altri – come l’Iran – dove solo ammettere la propria omosessualità è illegale e severamente punito. Se dei primi ne arrivano circa 20 all’anno, i secondi sono una quarantina.
Superata la soglia dei 6 mila interventi, il chirurgo assicura che si può andare ben più lontano. «Oggi è possibile eseguire con successo il trapianto di un utero o di un pene» – spiega – Ma la mia sfida più grande è arrivare al punto in cui un paziente uomo diventato donna sarà in grado di concepire e partorire un bambino, dopo l’impianto di utero e ovaie. Vogliamo essere noi i primi al mondo», continua.
Fonte: Open