Il Coronavirus in Cina: la testimonianza di chi l’ha vissuto prima di noi

19 Marzo 2020 - 0:54

Il Coronavirus in Cina: la testimonianza di chi l’ha vissuto prima di noi

Il Coronavirus in Cina: la testimonianza di chi l’ha vissuto prima di noi

Marco Bottiglieri riporta l’esperienza dell’amico Francesco Cotugno, preparatore dei portieri di calcio, attualmente in Cina.
Marco e Franco si conoscono dai tempi dell’Ischia Calcio di Lello Carlino; da cinque anni, Franco è impegnato in Cina con Fabio Cannavaro. Dopo l’esperienza di Tianjin, da due anni allena la squadra di calcio del Guangzhou.

Il Guangzhou, vincente dello scorso campionato, si trovava in raduno a Dubai quando il Covid – 19 ha iniziato a diffondersi.

Terminati i 15 giorni della preparazione, sono rientrati per il campionato che sarebbe dovuto iniziare questo mese, nel momento in cui il picco dell’infezione era altissimo.
La società cinese di calcio, ha ritenuto opportuno far rientrare il team, in quanto il focolaio era abbastanza lontano dal centro sportivo, reputato più sicuro in cui sono attualmente tutti in quarantena precauzionale.
Oltre al campionato, è stata sospesa sia la Champions d’Asia che la partita di Supercoppa del 5 Febbraio contro lo Shangai Shenhua.

Hanno bloccato immediatamente tutto e hanno fatto capire in questi 21 giorni come ci si deve comportare.

Appena atterrati ecco i 4 passaggi che hanno reso ancora più efficace la non diffusione del virus:

– compilazione di moduli in cui si attestava la provenienza;
– misurazione febbre e tampone;
– compilazione di un ulteriore modulo in cui si dichiara la residenza e il lavoro svolto;
– scaricare un’app sul cellulare che permette di controllare se effettivamente i 14 giorni di quarantena obbligatori per chi giungeva da fuori venivano rispettati.

Al termine dei 14 giorni, viene rilasciato un certificato con foto che attesta che sono stati effettuati i giorni obbligatori.

Nonostante il focolaio fosse lontano, per strada non c’era nessuno, i mezzi di trasporto erano stati bloccati, hanno sospeso i pedaggi autostradali, ma ci si doveva fermare ugualmente ad ogni casello per far sì che un infermiere o un addetto potesse misurare la temperatura.
Questa precauzione di misurare la febbre è stata applicata per ogni spostamento, per quando si entrava e usciva dal centro sportivo, dal palazzo, ovunque.

La cosa veramente fondamentale è che adottando tali misure, nessuno della società di calcio è stato infettato.

La Cina, culturalmente ed economicamente si distingue dal resto d’Europa, le persone non scendono in strada, è possibile prenotare la spesa, mangiare attraverso i take away che con i pagamenti online, lasciano tutto fuori la porta e senza alcun contatto diretto fra gli individui.
Se si decide una cosa la si fa, senza se e senza ma, a questo punto l’Italia ce la farà a uscire in tempi brevi se in giro ci sono ancora i furbi di turno?
Che questa testimonianza possa servirvi a capire meglio che la situazione è seria e se seguiamo alla lettera i provvedimenti emanati ne usciremo, se no sarà sempre un focolaio attivo.

Gaia Moschetti