06, ottobre – A margine di una intensa giornata di lavoro fatti di incontri e confronti, il Garante delle persone private della libertà della regione Campania, Samuele Ciambriello, si interroga sulla necessità del carcere, come strumento di riabilitazione sociale, ma leggiamo integralmente la sua riflessione affidata ai social dallo stesso prof. Ciambriello.
“Oggi, una giornata intensa, empatica e di riflessione.
Stamattina sono partito dalla Libreria Annalisa Durante, vittima innocente della camorra napoletana, a Forcella dove si è tenuto un interessante confronto organizzato dalla Fondazione Pol.i.s della Regione Campania sul Decreto Legge 123 del 2023 (il cosiddetto decreto Caivano,per i minori).
Ho poi proseguito per Salerno dove prima ho partecipato ad un convegno organizzato da Francesca Coleti, PLENARIE ASSE 2 FQTS, a cui hanno partecipato gli operatori del mezzogiorno del terzo settore e poi, mi sono recato alla comunità Opere della Misericordia per incontrare alcuni detenuti in arresto domiciliare e in affidamento. E qui ho provato un dolce preparato da Simone Isaia.
Lungo tutta la strada un interrogativo è rimasto: il carcere è sempre necessario?
Ecco io credo che si debba partire dal dettato costituzionale, i principi di uguaglianza, di promozione della dignità sociale, di abbattimento delle differenze, di reintroduzione e rieducazione del reo vanno soddisfatti praticamente.
La detenzione carceraria sic e sempliciter non può e non deve essere l’unica strada. È necessario lavorare per l’efficienza e per l’efficienza è necessario studiare percorsi alternativi alla detenzione. È necessario che lo Stato lavori ed offra una base sociale: è necessario rendere le scuole adatte, è necessario collaborare con gli operatori competenti, è necessario trovare i fondi per aprire strutture (che siano asili, librerie,
parchi) in cui i ragazzi di qualsiasi quartiere, comune, zona possano abbracciare una vita sana. È necessario comprendere il perché , il come, le circostanze di ogni reato, sia nel caso in cui sia commesso da un adulto sia, e sopratutto, nel caso in cui sia commesso da un minore, al fine
di comprendere quale sia il percorso migliore per riportare sulla giusta strada chi sbaglia. È necessario creare una comunità sociale legata dai valori della responsabilità, dell’aiuto, dell’uguaglianza e della comprensione affinché si possa prevenire il reato e rieducare il reo.”