Il caporalato nell’Agro Pontino: condizioni disumane e paghe da fame

21 Giugno 2024 - 14:15

Il caporalato nell’Agro Pontino: condizioni disumane e paghe da fame

La tragica notizia del bracciante morto a Latina ha riacceso i riflettori sulla pratica del caporalato in Italia.

Secondo i dati, la zona dell’Agro Pontino è quella più popolata da braccianti provenienti dall’India, principalmente dalla zona del Punjab. Le condizioni lavorative di questi lavoratori sono ignobili: costretti a lavorare più di 12 ore al giorno, con paghe da fame e molto spesso senza un regolare contratto di lavoro. A quanto pare molti verrebbero anche costretti ad assumere sostanze psicotrope o antidolorifici per non sentire la fatica e lavorare il più possibile.

Lo riporta un’inchiesta de Il Messaggero, che attraverso alcune testimonianze e alcuni dati ha ricostruito la realtà del caporalato nell’Agro Pontino ed in tutta Italia. I lavoratori agricoli provenienti dall’India nella zona di Latina sarebbero circa 30mila. Arrivano in Italia grazie ai soldi della famiglia, risparmiati per anni, per permettere loro di andar via dal loro paese ed arrivare in Italia, nella speranza di trovare condizioni di vita migliori. Ma la realtà è ben diversa: i braccianti soprattutto conducono vite al limite dell’insostenibile, costretti a lavorare troppo e con stipendi bassissimi. Anche le condizioni di vita sarebbero misere: la maggior parte di loro vive in container senza neppure l’accesso ai servizi di prima necessità.

Ai 17mila contadini regolarizzati, fanno da contraltare i circa 12mila pagati senza regolare contratto, molto spesso anche con mesi di ritardo. I datori di lavoro impongono loro ritmi insostenibili, trattandoli come animali ed insultandoli ad ogni minima imprecisione. “Si dimenticano che siamo esseri umani” ha dichiarato Mandeep Singh, 37enne ex bracciante in Italia dal 2017.

Come è emerso dalle indagini della Procura di Latina, la pratica del drogare i lavoratori agricoli è più diffusa di quel che si pensi. Principalmente la sostanza più assunta sarebbe il bulbo del Papaver Somniferum essiccato, chiamato comunemente “la droga degli ultimi”, scarto della produzione dell’eroina.

Fonte: tgcom24

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