I tre bambini cresciuti nel bosco: perché il rientro in famiglia è ancora incerto

1 Dicembre 2025 - 20:04

I tre bambini cresciuti nel bosco: perché il rientro in famiglia è ancora incerto

Il ritorno a casa dei tre bambini cresciuti nei boschi del Chietino e ora affidati a una casa famiglia non è affatto certo, né imminente. I piccoli sono stati allontanati dai genitori dopo che i servizi sociali avevano preso in carico la loro situazione in seguito a un ricovero per un’intossicazione da funghi. Dopo quell’episodio, avvenuto nel 2024, le autorità avevano iniziato a monitorare la famiglia, che viveva in una casa in pietra immersa nel bosco.

I genitori hanno nel frattempo accettato una nuova sistemazione, poco distante dalla loro precedente abitazione, messa gratuitamente a disposizione da un ristoratore di Ortona, originario di Palmoli. L’immobile dispone di due camere da letto prive di riscaldamento ma dotate di camino, un bagno a secco, uno spazio per gli animali, un pozzo e la possibilità di usufruire dell’acqua corrente. Si tratta però di una soluzione temporanea, valida solo per alcuni mesi: il tempo necessario a ristrutturare la casa in pietra per renderla idonea alla vita dei bambini.

L’ordinanza che ha disposto il trasferimento dei tre minori (insieme alla madre) in casa famiglia era stata motivata dalla necessità, secondo il giudice, di garantire loro un ambiente “salubre”. La precedente abitazione non aveva il bagno, offriva una sola camera da letto ed era priva di utenze. Inoltre, i bambini seguivano un percorso educativo domestico in modalità unschooling, ovvero una forma particolarmente libera di istruzione parentale.

Uno dei punti critici dell’ordinanza è stato però chiarito subito: l’avvocato dell’epoca, Giovanni Angelucci, aveva mostrato documenti che attestavano la piena regolarità del percorso di homeschooling dei tre fratelli. Rimaneva invece controverso il tema della socializzazione, giudicato “opinabile” dal professor Carlo Rimini, avvocato e docente di diritto privato all’Università di Milano. Come spiegato a Fanpage.it, Rimini ha evidenziato che la scelta educativa dei genitori rientra nella loro potestà, purché non vi siano comportamenti gravemente dannosi per i minori. Una casa inadeguata, ad esempio, può costituire una mancanza rilevante.

Si trattava comunque di un provvedimento provvisorio, quindi modificabile in qualunque momento dal giudice. Uno degli elementi più problematici segnalati riguardava proprio l’abitazione, considerata insalubre. Qualora i genitori dimostrassero di avere una sistemazione alternativa priva degli stessi problemi, il giudice potrebbe valutare una revisione dell’ordinanza. Tuttavia, sarebbe necessario assicurare una soluzione stabile: i bambini non possono essere spostati di continuo.

Il giudice dovrà quindi verificare che esistano le condizioni per un eventuale rientro in famiglia. Poiché il problema principale era la casa, se i genitori risponderanno in modo adeguato alle indicazioni contenute nell’ordinanza, il ritorno potrebbe essere possibile. È comunque probabile che il giudice richieda che il rientro avvenga solo a lavori di ristrutturazione conclusi.

Potrebbe anche essere necessario garantire una sistemazione radicalmente migliore rispetto alla precedente, per evitare traumi ulteriori ai bambini. L’ingresso in casa famiglia, infatti, è stato disposto nel loro interesse, ma rappresenta comunque un’esperienza difficile. Per questo motivo i giudici potrebbero pretendere una soluzione abitativa stabile, sicura e conforme agli standard richiesti.

Fonte: Fanpage.it

credits photo: Fanpage.it

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