Mario Draghi decide di puntare sul certificato verde. Dalla metà di ottobre bisognerà essere vaccinati, aver fatto un tampone o essere guariti dal Covid, per entrare in uffici pubblici e privati, ma
l’obbligo dovrebbe essere esteso anche a studi professionali, negozi, ristoranti. Quindi, Green pass obbligatorio per entrare in tutti i luoghi di lavoro. L’obbiettivo è arrivare almeno all’80% dei vaccinati
entro ottobre. Per chi si presenta al lavoro senza, ci saranno sanzioni: una multa, che dovrebbe andare dai 400 ai 1000 euro, e disciplinari, che saranno modulate sulle diverse categorie. Sarà espressamente
previsto il divieto di licenziare, recependo una preoccupazione sindacale. Mentre resta il nodo dei tamponi: la richiesta di Cgil, Cisl e Uil e di alcuni ministri, è renderli gratuiti per tutti, ma la linea del
governo ad ora resta contraria, perché il rischio è disincentivare i vaccini. Proseguirà ancora nelle prossime ore il lavoro tecnico sul decreto per il «super» Green pass: tra le ipotesi c’è quella di
differenziare l’entrata in vigore delle misure, scaglionandole tra l’1 e 15 ottobre. Draghi convoca per primi i sindacati a Palazzo Chigi, per illustrare loro la linea del governo. Nella mattina di giovedì
fissa poi una cabina di regia per le scelte politiche finali, che il governo subito dopo comunicherà alle Regioni. Alle 16, infine, il testo dovrebbe arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri per il via libera.
Restano agli atti i dubbi di Matteo Salvini, che si dice contrario a imporre il Pass “a tutti gli italiani”. I mal di pancia leghisti si riverberano nei voti parlamentari sui precedenti decreti Green pass.
Ma difficilmente la Lega, che continua a chiedere la gratuità dei tamponi, si smarcherà. Giancarlo Giorgetti, che con Renato Brunetta, Roberto Speranza e Andrea Orlando affianca Draghi al tavolo con i sindacati,
ha già espresso pubblicamente il suo favore alla misura, che piace anche ai governatori del Nord. Ad oggi, secondo dati del governo, 13,9 milioni di lavoratori ha già il Green pass, 4,1 milioni ancora non lo ha:
l’obbligo riguarderebbe in totale, quindi, circa 18 milioni di persone. Secondo i dati del commissario Figliuolo, inoltre, saremmo vicini alla «immunità sociale»: accelerare ora sul Pass nei luoghi di lavoro,
serve ad avvicinarsi in 3 o 4 settimane a un “punto di sicurezza”, entro la metà di ottobre arrivare alla vaccinazione completa di 44 milioni di persone, l’81,7% della platea. A Palazzo Chigi i segretari
di Cgil e Uil Maurizio Landini e Angelo Colombini della Cisl reiterano la richiesta di obbligo vaccinale, ma è una via che il governo per ora sceglie di non percorrere. Lamentano anche, i sindacalisti, di aver dovuto
fare il tampone per entrare nel palazzo, nonostante avessero il Green pass: “È una contraddizione”, affermano. E chiedono che almeno in una fase transitoria i tamponi siano gratuiti per tutti, in modo da
consentire a chi non ha il vaccino di entrare al lavoro a costo zero. Ma sul punto il premier e la gran parte di ministri nutrirebbero dubbi, per l’effetto disincentivante: si applicano e continueranno ad applicarsi prezzi calmierati.
Deciderà però la cabina di regia: fino all’ultimo, un periodo transitorio di gratuità non si può escludere. “Se viene imposto il Pass allora i tamponi siano rapidi e gratis”, chiede dall’opposizione
Giorgia Meloni. Altro aspetto delicato è quello delle sanzioni, difficili da applicare soprattutto nel privato, ma da modulare anche nel pubblico a seconda del tipo di amministrazione, con diversi
procedimenti disciplinari: ci sarebbe la sospensione dal lavoro e dallo stipendio dopo violazioni reiterate per alcune categorie, come già per gli insegnanti. Di sicuro, l’obbligo si applicherà ai tribunali e anche
per gli organi costituzionali ci sarà una spinta ad adeguarsi: “Il Green pass deve servire anche per entrare in Parlamento”, chiedono i sindacati. “Ho parlato questa mattina ministro Giorgetti: al momento non esiste un
progetto definito”, si mostra intanto prudente Salvini, che dice no all’estensione “a 60 milioni di italiani”. Ma la Lega non sembra scegliere una linea di rottura. Al Senato vota la fiducia al primo
decreto Green pass. Alla Camera vota contro, invece, un parere sul secondo dl Green pass, che riguarda scuole e trasporti, in commissione Cultura. Ma non sembra un avviso di strappo: proverà a far passare emendamenti,
fortemente voluti soprattutto dai deputati che contro il Pass sono anche scesi in piazza. Mentre Fi difende con forza la scelta del governo: “Solo immunizzando la stragrande maggioranza della
popolazione possiamo contenere i contagi”, dice Mariastella Gelmini. Più test salivari e tamponi gratis per tutti, sono alcune delle richieste leghiste.