Governo Draghi, tra trattative e toni bassi: il M5s potrebbe lasciare, Grillo apre a nuovi spiragli

1 Luglio 2022 - 17:00

Governo Draghi, tra trattative e toni bassi: il M5s potrebbe lasciare, Grillo apre a nuovi spiragli

Mentre si continua a rinviare l’incontro, tra il presidente del Consiglio ed il leader pentastellato rimane invariata la tensione che da giorni tiene sotto scacco la stabilità del governo Draghi. Anche se ufficialmente il M5S conferma la volontà di continuare la sua avventura affianco al premier, nei fatti sembrerebbe pronta la smentita e,  i retroscena dei giornali oggi descrivono una situazione non esattamente tranquilla: sono proprio i grillini a valutare se spingere il bottone rosso della crisi. Nel cerchio ristretto dell’ Avvocato del Popolo c’è già chi punta i riflettori sui prossimi appuntamenti , tra questi: il quarto decreto sulle armi , il Superbonus 100% che risulta a rischio, e il termovalorizzatore a Roma. Certo, sarà difficile ottenere unanimità nel Movimento alla luce del fatto che lo stesso premier Draghi abbia sottolineato che il suo è l’ultimo governo di questa legislatura, ma intanto c’è chi pronostica una consultazione su SkyVote per dire addio all’esecutivo.

Un governo, quello di Draghi, che nasce con i Cinquestelle e che potrebbe finire per mano degli stessi. Nessuna ipotesi è da escludere, anche se rassicurazioni e smentite si susseguono alla velocità della luce nelle dirette dichiarazioni degli interessati. “Sono ancora ottimista, il governo non rischia perché l’interesse nazionale e degli italiani è preminente. Il Governo è stato formato per fare e questa è la condizione che ha per fare. il Governo non si fa senza i 5 stelle, questa è la mia opinione”, afferma Draghi.

Le prime prove del rapporto tra governo e M5s ci saranno nei prossimi giorni. «Al momento è una tregua armata», stando a quanto dichiarato da una fonte parlamentare . Il governo per esempio non ha intenzione di modificare la norma sul termovalorizzatore di Roma, ritiene che non sia possibile neanche imbastire una trattativa. Se l’esecutivo dovesse blindare il dl aiuti M5s voterebbe sì alla fiducia ma no al provvedimento finale. E non parteciperebbe – questo l’orientamento – al voto nell’emiciclo nel passaggio del decreto al Senato.

Durante gli ultimi incontri alla Camera, il fondatore del Movimento non aveva disdegnato l’ipotesi di un appoggio esterno, che tenesse comunque in vita il governo, aprendo di fatto uno spiraglio. A conferma dell’inspiegabile feeling nato tra il presidente del Consiglio e il garante del Movimento, anche perché all’inizio si combattevano. O meglio: Grillo combatteva Draghi, che sul suo blog era «il figlio della troika, debole con i forti e forte con i deboli». E nei comizi in piazza era il banchiere che doveva addirittura essere «messo sotto processo» per il caso Montepaschi. Finché, la sera del 4 febbraio 2021, i due si parlarono al telefono.

Intanto, durante la conferenza stampa tenuta ieri da Mario Draghi, rispondendo alle domande sull’attuale situazione di governo, ribatte con determinazione di non aver sentito Grillo, mentre “ho sentito Conte ieri e ci siamo scambiati dei messaggi. Non ho mai fatto le dichiarazioni che mi sono state attribuite sui 5 stelle, io non entro nei partiti. Mi è estraneo e non capisco il motivo di tirarmi dentro. Dicono che ci sono riscontri oggettivi, vediamoli….”.

Un vero e proprio colpo di fulmine, rivelato da Grillo: «Mi aspettavo il banchiere di Dio, invece è un grillino. Mi ha dato ragione su tutto: io ho parlato e lui ha annuito sempre(…) è uno dotato di sentimenti, capace di vedere la povertà. Ha anche il senso dell’umorismo, non pensavo. Mi chiama “l’Elevato” e io non so come chiamarlo. Lo chiamo Supremo».

Un’intesa strana, che non è passata inosservata: nessuno avrebbe mai immaginato che un comico e un banchiere sarebbero stati la coppia di ferro di questo acclamato finale di partita. Eppure è sul filo del rasoio che oggi si regge l’ultimo governo della legislatura, dove ormai “l’Elevato” di Sant’ Ilario regna senza governare.