Sembra voler (ri)cominciare la guerra ai narcos sudamericani da parte degli Stati Uniti: sarebbero stati definiti gli obiettivi e le basi da colpire.
Le portaerei statunitensi sarebbero pronte. I cacciatorpedinieri anche. Gli obiettivi appaiono chiari: colpire le basi dei cartelli dei narcotrafficanti venezuelani, che secondo il governo statunitense si troverebbero in alcune strutture militari. È l’ennesimo tentativo da parte degli USA di giungere ad un “regime change”, ovvero un cambio di regime, magari più affine alla politica USA. Da tempo il chavista Maduro è inviso alla Casa Bianca.
Di ritorno dall’incontro con Xi Jin Ping, Donald Trump ha però negato che siano in progetto qualsiasi operazioni di questo tipo, ma i fatti non combaciano con le dichiarazioni del presidente. Nelle acque di Porto Rico è stat avvistata la “MV Ocean Trader” una nave militare sulla quale viaggerebbero agenti specializzati e non solo. L’imbarcazione militare può ospitare 159 incursori, con tutti gli equipaggiamenti per compiere raid inclusi gli elicotteri.
L’obiettivo primario della Casa Bianca è quello di bloccare una volta e per sempre le tratte commerciali della droga. Su tutte quella più nuova, il fentanyl, prodotto e distribuito proprio dai cartelli sudamericani. E, secondo Trump, il Venezuela sarebbe il narco-stato per eccellenza, dunque da combattere.
Dall’altro lato Nicolás Maduro, presidente venezuelano, non sta a guardare. Nelle scorse ore le chiamate sarebbero state dirette a Teheran, Pechino e Mosca, ai leader principali del blocco orientale. A Vladimir Putin, avrebbe chiesto aiuti contro i raid americani sulle navi nel mar dei Carabi. Poi ha inviato un appello alla Cina e all’Iran. In un messaggio diretto al presidente Xi Jinping ha spinto per una “cooperazione militare più ampia” tra i due Paesi per contrastare “l’escalation tra Stati Uniti e Venezuela”.
Fonte: ansa