Ora che il Dio del calcio non c’è più, un grande vuoto si è fatto strada nel cuore dei tifosi azzurri, orfani del loro beniamino. Sì perché Maradona non era l’inavvicinabile fuoriclasse di oggi che puoi ammirare solo grazie ai social, ma un idolo.
Con lui era semplice scattare una foto o anche scambiare qualche battuta. Maradona era l’eroe che potevi toccare con mano e la gente gli voleva bene per questo: per il suo essere genuino, spontaneo, “del popolo”. Qualità che lo rendevano umano.
Anche se quando scendeva in campo di umano aveva ben poco: il rettangolo di gioco era la sua casa e il pallone la sua religione. Maradona era un predestinato, una leggenda già da vivo, eppure, allo stesso tempo, era fragile, insicuro come ogni comune mortale.
Le sue debolezze lo hanno messo a nudo di fronte al mondo: ma ciò non ha scalfito la sua grandezza, anzi, il suo essere genio e sregolatezza ha fatto sì che fosse amato nella sua interezza, con i suoi pregi e difetti.
La perdita del mito del calcio è un colpo duro. Ha lasciato un grande vuoto: negli ultimi giorni in tanti hanno espresso il proprio rammarico condividendo ricordi e aneddoti. Tuttavia, c’è chi ha attirato l’attenzione per delle dichiarazioni poco gradite.
Alla città di Napoli e a chi, il grande argentino, lo ha amato per davvero. Un nome su tutti, quello di Antonio Cabrini che, in un’intervista, ha elogiato il talento innato del re del pallone, ma si è lasciato andare a una personale analisi.
A dir la verità, molto velenosa, prima di Maradona uomo e poi del suo rapporto con la città partenopea che ha sollevato diverse polemiche. “Si è caricato sulle spalle – ha detto – non solo le sorti del Napoli squadra, ma anche quelle della città”.
“Ha provocato un vero cambiamento sociale. Napoli lo amava alla follia ma fu un amore malato come l’amore incondizionato di una madre verso un figlio che sbaglia, ma al quale si perdona tutto – ha proseguito l’ex campione del Mondo”.
Aggiungendo: “Se avesse giocato nella Juventus, non solo avrebbe potuto vincere molto di più, ma forse oggi sarebbe ancora qui, perché l’ambiente lo avrebbe salvato”. Parole che hanno scatenato un vespaio di polemiche e che lo hanno spinto a scusarsi.
Chiarendo poi che “L’ambiente ovattato della Juve lo avrebbe in qualche modo protetto”. Anche le parole di Claudio Gentile hanno destato qualche perplessità. L’ex calciatore ha espresso la propria tristezza non facendo mancare una punta di veleno.
In merito alla grande perdita ha dichiarato: “Il calcio ha perso il miglior giocatore della sua storia, ma sull’uomo, restano tanti dubbi”. Due esponenti della Juve, forse amareggiati per il rifiuto a vestire il bianconero e averlo perso come compagno.
Eppure, la risposta a tante polemiche è proprio una dichiarazione di Diego, che più volte ha spiegato: “Voglio diventare l’idolo dei ragazzi poveri di Napoli, perché loro sono come ero io a Buenos Aires”. Non scordando il suo passato.
Affermazioni che sono la sintesi perfetta della missione e della vera vocazione del re del calcio che, per Napoli, sarà per sempre il giovane scugnizzo arrivato dall’Argentina per regalare un sogno e per lasciarvi il cuore.
Amelia Amodio