Gaia Zucchi dalle fiction tv a nuovi brillanti progetti. L’Intervista

3 Dicembre 2021 - 1:43

Gaia Zucchi dalle fiction tv  a nuovi brillanti progetti. L’Intervista

L’attrice Gaia Zucchi è pronta a ritornare in pista. Dopo aver studiato al Centro Sperimentale di Cinematografia, la donna ha avviato una grande attività teatrale, arricchita anche da partecipazioni a fiction di successo come Carabinieri, Distretto di Polizia e Camera

Cafè. Dopo essersi concentrata, da diverso tempo sui suoi figli, la donna ha come obiettivo quello di tornare a fare emozionare con il suo talento nella recitazione, proprio come ci ha raccontato in questa intervista, dove abbiamo ripercorso anche i momenti più salienti

del suo percorso artistico.

Salve Gaia, a quali progetti si sta dedicando in questo momento?

“In questi ultimi anni sono uscita un po’ dal mio lavoro e dal giro perché, avendo avuto una bimba piccola a distanza di 12 anni dall’altro figlio, sono andata a vivere a Napoli, abbandonando un po’ quello che era il mio mondo. Lì, nel capoluogo campano, ho cresciuto

la bambina insieme al papà. Mi sono quindi ritrovata ad essere una sorta di desperate housewive, ruolo in cui a dire il vero non mi ritrovo. L’anima artistica, se ce l’hai dentro, esce infatti sempre fuori e, ad un certo punto, ti viene a chiedere il conto. In seguito alla

morte di mamma, che è venuta a mancare sei mesi fa, ho deciso di ricominciare a lavorare per onorarla, visto che ci teneva tantissimo alla vita. Che è davvero breve, anche se uno pensa sempre di essere eterno. E così ho capito che dovevo esprimere la mia natura”.

Natura che l’ha portata anche a studiare tanto, giusto?

“Esattamente. Vengo dal Centro Sperimentale, ho fatto diversi laboratori. Ho fatto 14 anni di teatro con i più grandi: da Ronconi al Teatro Vittoria con Daniele Formica. Ho quindi deciso di rincominciare, anche se ormai ho una certa età. Tuttavia, mi sono detta che

l’attore non ha età. E’ chiaro che non posso più fare certi ruoli, come quello della ragazzina, per non rischiare di essere ridicola, ma posso trovarne di adatti a me. E mi sono resa conto che, nella società di adesso, conta molto farsi un nome anche sui social, come

Instagram. Mio figlio, per primo, mi ha detto: ‘Non esisti, se non ce l’hai’. Mi ha così lanciato una sfida, ossia quella di aprire un profilo Instagram, con la promessa che mi avrebbe aiutato a gestirlo se fossi arrivata a mille follower. Li ho superati, arrivando a duemila e

passa, ma lui non mi ha comunque aiutato. Tuttavia, sono andata avanti”.

Immagino non sia semplice orientarsi, al giorno d’oggi, con questi nuovi mezzi di comunicazione.

“No, infatti. Mi trovo in grande difficoltà. Oltre a mio figlio, anche la femminuccia è bravissima a districarsi sui social. Tuttavia, riconosco di stare crescendo piano piano sotto questo aspetto. Con un mio amico, in questo momento, sto cercando un’idea divertente da

postare tutti i giorni come sketch comico. E’ vero che su Instagram puoi postare belle foto, ma ad un certo punto, se sei un’artista, devi mostrare ciò che sai fare. L’obiettivo è dunque quello di crescere su questo social per cominciare a far parlare di me e,

conseguentemente, tornare a lavorare. Ho anche riaperto la mia fanpage e, prossimamente, farò lo stesso con il sito. Su Facebook ho raggiunto poi i cinquemila follower”.

E con i social ha già ristabilito qualche contatto?

“Sì. Di recente, ho fatto un servizio fotografico per Vanity Fair con il bravissimo ed eccellente fotografo Fabrizio De Blasio. Ho inoltre fatto degli scatti artistici che andranno in alcune mostre fotografiche, visto che sono molto fotogenica. Anche se attualmente, dopo

tutto quello che sto passando, la forma fisica ne ha un po’ risentito. Per via del lockdown, dove sono stata chiusa in casa come tutti gli altri, ho ripreso un po’ di peso, visto che il mio più grande rifugio, quando sto molto male, è il cibo, che è la mia valvola di sfogo. Devo

quindi ritornare in forma, perché il mio lavoro richiede un determinato aspetto fisico. Insomma, devo investire un po’ su tutto. Motivo per cui, per via delle varie spese per gestire la mia immagine, spero di ricominciare con il teatro. Ho avuto diverse proposte che

adesso sto vagliando. Con il teatro si va parecchio in tournee. Mia figlia abita a Napoli, non posso dunque abbandonarla del tutto. E quindi sto prendendo in considerazione spettacoli teatrali localmente più fattibili. Poi ben vengano anche le fiction, la televisione. Mi

stanno anche contattando delle aziende per pubblicizzare i loro prodotti. E non mi nascondo dietro un dito: il mio primo intento è proprio quello di guadagnare”.

Guadagnare per?

“Per poter fare dei progetti in cui credo e che mi piacciono; per investire su di me, sulla mia immagine e fare qualcosa di autoprodotto in teatro. I social mi servono per fare questo tipo di lavoro; perché, ad essere sincera, l’idea di fare una storia, di mettere una foto sui

social, non mi allieta più di tanto. Riconosco però che è un’operazione da fare. Ci sono però delle difficoltà: bisogna avere tanto da dire, è necessario farsi vedere sempre in forma. Nella vita normale, quella di tutti i giorni, non sono così. Sono un’attrice, è vero, ma non

vado sempre in giro con le piume di struzzo, truccata ecc. Amo la semplicità. Mi diverto a trasformarmi sul set, a interpretare diversi personaggi, ma nella vita di tutti i giorni mi piace essere semplice. Altrimenti si rischia di confondere i piani. Mentre a me piace

scindere la professione dalla quotidianità”.

La domanda sorge spontanea: chi è Gaia Zucchi nella vita di tutti i giorni?

“Sono una mamma, una donna, una persona. Mi piace bere e mangiare con gli amici nella semplicità. Purtroppo, adesso, ormai esistono solo questi social. E’ tremendo perché mi sono trovata con una realtà nuova. Per lavorare, ti vanno a chiedere se hai il profilo Instagram. E questo è sbagliatissimo. Si giudica un attore dal numero di follower che ha, quando questi si possono pure comprare. Io che ho studiato per tanti anni per fare bene il mio mestiere, mi trovo a dovermi adeguare con questa realtà con fatica”.

Arriviamo a lei come attrice. Quando è arrivato il richiamo del mondo dell’arte?

“Ho avuto la fortuna, grazie a madre natura, di avere un aspetto fisico molto piacevole. Camminavo per strada e sono stata fermata, da ragazzina, per fare i fotoromanzi della Lanciostory. Ho iniziato così, dai fotoromanzi. Mi hanno poi rifermato in strada per la pubblicità del tonno e fui presa subito. Da lì, incominciai a lavorare come fotomodella, per le pubblicità e così via. Ho fatto la prima edizione di Striscia la Notizia, la valletta a Scommettiamo Che? di Fabrizio Frizzi. Tuttavia, non ero contenta: volevo fare l’attrice e studiare per realizzare questo sogno. Ho così fatto il concorso al Centro Sperimentale di Cinematografia, la scuola più conosciuta che abbiamo. E sono stata presa tra seimila domande, senza raccomandazione e né nulla, e da lì ho studiato per tre anni, finché non ho preso il diploma. Nel frattempo, ho fatto vari laboratori e seminari di tutti i tipi. Volevo sempre di più approfondire. Finché Attilio Corsini, grandissimo regista teatrale che è morto e fondatore del Teatro Vittoria a Roma, mi ha preso nella sua compagnia ed ho iniziato a fare tutte le “Voglie Matte” di Roma con grandissimi personaggi degli anni ’60 tra cui Jimmy Fontana, Riccardo Del Turco. Esperienza che ho portato avanti per 8 anni. In inverno, lavoravo inoltre con Daniele Formica, Corsini e tutta la compagnia del Teatro Vittoria, fino ad arrivare a Ronconi, al Sistina, all’Argentina, al Colosseo. Ho fatto tante esperienze teatrali”.

E se rammento bene, dopo il teatro è arrivato Tinto Brass.

“Esatto. Sono stata la protagonista del film Fermo Posta, uscito nel 1995. Da una parte quel ruolo mi ha portato tanta popolarità, dall’altra me l’ha fatta avere nella maniera sbagliata. Tutti mi vedevano come un personaggio erotico e ciò mi ha tarpato le ali. Ci sono state sì serate, televisioni e giornali di tutti i tipi, come la copertina importantissima del Playboy americano. Tuttavia, mi hanno idealizzato con quel personaggio e questa cosa non mi è piaciuta tanto. Da lì, ho iniziato a lavorare in Spagna in alcuni film ma, poco dopo, sono rimasta incinta del mio primo figlio, quando avevo 24/25 anni. Sono tornata in Italia. Anche se avevo tante proposte, ho dovuto lasciare il lavoro, per dedicarmi a lui nei primi anni di vita. La stessa cosa è poi successa con la nascita della secondogenita. Insomma, i figli hanno modificato la carriera per una mia scelta personale”.

Le va di approfondire meglio questo aspetto?

“E’ semplice. Non riesco a conciliare bene l’essere mamma con il lavoro. Quando fai l’attrice tra interviste, servizi fotografici, teatri e cinema sei sempre fuori casa. Non mi andava bene l’idea di fare dei figli per poi farli crescere da una babysitter. Per tale ragione, ho dedicato la vita ai miei figli. Ne sono contenta, ma è vero che ho rinunciato a tantissimi ruoli prestigiosi per stare al loro fianco. Non me ne pento. Ora che mia figlia ha compiuto 13 anni, voglio ributtarmi sul lavoro. Così come ho fatto con il primo, anche se allora ero nel clou, nel top, della mia professione. Non a caso, ho fatto varie fiction: Carabinieri, Distretto di Polizia, Camera Cafè, passando per il ruolo di inviata de Le Iene. L’unica cosa che non ho mai accettato sono i compromessi, che ci sono. Nonostante il mio aspetto fisico, la mia anima è pura, da bambina. Credo nei sentimenti e vengo delusa anche a 50 anni, dagli amici, dai familiari. Anche se la gente bella c’è, visto che il mondo è vario. Anche per questo voglio fare il teatro, perché penso che sia più pulito. Voglio lavorare, esprimermi con i miei sentimenti in maniera profonda. Ho tanto talento, ho tanto da dare. Voglio dire basta solo ed esclusivamente all’aspetto fisico. Ho fatto miliardi di servizi fotografici, ma adesso che sono grande vorrei fare qualcos’altro”.

Il cinema e la televisione, qualora capitassero, non intende comunque accantonarli?

“Ovviamente no. Mi piace la fiction, così come il cinema bello. Se mi propongono un bel film, magari. Questo mondo è fatto di pubbliche relazioni, con uscite ogni sera. Io mi sono totalmente isolata per crescere i miei figli. Ritornare è tostissima, ma lo devo fare se voglio lavorare. Adesso, il mio aspetto fisico è cambiato rispetto a prima. Sono naturale al 100%, non posso avere il corpo che avevo a 20 anni. Trovo ridicolo chi si rifà le tette a 50 anni. Voglio quindi lavorare in base ai miei cambiamenti. Devo essere sempre una donna piacente, ma si deve fare spazio all’anima, al cuore, al talento. Si deve lavorare in base a quello che uno dà e può esprimere. Mentre adesso una delle prime osservazioni che ti fanno è se sei ingrassata o meno”.

E’ stata anche uno dei volti della campagna promozionale Infostrada con Mike Bongiorno e Fiorello. Che ricordi ha di quel periodo?

“Bellissimi. E’ una campagna che mi ha rimesso in pista; mi ha dato modo di tornare a lavorare. Adesso sto cercando un lavoro remunerativo per essere indipendente economicamente. Se tu dipendi da un’altra persona, quella poi decide che non lavori, che ti devi togliere da internet, che devi fare questo o quello. Io invece voglio esistere per me stessa. Per affermarmi devo dunque essere libera e indipendente economicamente. Il mondo dello spettacolo in questi ultimi anni, per via del Covid, è molto provato. Il teatro, che è quello a cui punto in questo momento, ti fa sicuramente guadagnare meno, ma è quello in cui ti affermi di più. Anche perché, se non sai recitare, il teatro non lo puoi fare. Vorrei quindi ricominciare da quello, per poi aprirmi a tutto, purché sia bello, carino e una forma di arte per esprimermi”

Abbiamo accennato poco fa alla perdita di sua mamma. Immagino sia un grande dolore…

“Sì. Noi avevamo solo mamma. Ci troviamo quindi a che fare con tutto ciò che ne consegue: dobbiamo lasciare una casa dove lei ha vissuto per 40 anni. Io sto a Napoli, mentre l’immobile è a Roma. In queste circostanze, ti rendi conto davvero di chi sono i parenti, cioè nessuno. Ti senti come orfano, anche se sei grande; è come se ti venisse staccato il cordone ombelicale perché devi ricominciare da capo. Mamma poi era la mia migliore amica”.

Della sua morte se  ne è parlato anche sui vari quotidiani, visto che si tratta, purtroppo, di un caso di malasanità.

“La malasanità è una cosa molto seria e crudele. Gli ospedali sono talmente protetti che si comprano CTU, CTP, oltre che i medici. Mia madre è entrata in ospedale che stava bene, con le sue gambe, ed è uscita morta. Non è stata neanche rianimata. Hanno detto che aveva 80 anni e le sue condizioni di salute erano gravi. Certo, le avevano bucato i polmoni, per questo erano tali. Me l’hanno ammazzata. La sera prima che entrasse in ospedale, io e lei abbiamo mangiato insieme, ridendo come pazze. Adesso mi hanno chiamato Le Iene per parlare del caso. Se l’ospedale non si comporta come si deve, farò una grande campagna contro gli ospedali, contro la malasanità. Mia madre, certo, non me la ridarà nessuno, ma voglio almeno che i responsabili paghino. Questi mi devono dare anche un risarcimento perché perdere una madre all’improvviso, con tutto ciò che ne consegue, ti genera dei danni morali non indifferenti. Gli ospedali fanno orrore. Ho potuto vedere con i miei occhi che ci hanno preso in giro. Hanno cambiato l’autopsia che abbiamo fatto fare. Lotterò su questi fronti: lavoro e mamma. Non mi arrenderò finché non avrò giustizia”.

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