Giorgia Padoan, uccisa brutalmente a 21 anni, lasciata seminuda sul divano con una catena di bicicletta stringendole il collo. Dopo tutto questo tempo, il suo assassino rimane ancora impunito.
Nel febbraio del 1988, Giorgia Padoan, una studentessa universitaria di Lingue, muore nel suo appartamento a Torino. Viveva con sua madre al terzo piano di un edificio in via Gottardo. Fu il suono del citofono che la svegliò quella notte.
Senza nemmeno lavarsi il viso o cambiarsi, Giorgia aprì la porta in pigiama, indossando solo le lenti a contatto. Preparò due tazze di caffè per lei e il suo ospite, un uomo alto con scarpe di grandi dimensioni. Durante la colluttazione, il caffè venne versato sul pavimento lasciando l’impronta delle scarpe.
Giorgia aveva segni di lotta sulle gambe, probabilmente difendendosi da un attacco sessuale. L’aggressore la strangolò con una catena di bicicletta e fuggì, lasciando aperte le manopole del gas del fornello. La madre di Giorgia, impiegata all’ufficio postale, la trovò morta quando tornò a casa.
L’unico oggetto mancante era una piccola quantità di denaro e alcuni gioielli, ma non c’erano segni di effrazione. Le indagini si concentrarono sull’impronta della scarpa taglia 44 e sul diario di Giorgia, pieno dei suoi pensieri romantici. Un nome in particolare attirò l’attenzione: quello del ragazzo di cui era innamorata.
Dopo vari tentativi di approfondire le indagini sul ragazzo sospettato, senza successo, arriva una telefonata che cambia tutto. Un uomo sulla linea di suo padre, Roberto Padoan, dichiara di essere l’assassino e promette di costituirsi alla polizia.
Roberto, ormai impegnato come investigatore privato, riesce a far richiamare l’anonimo chiamante e registra la conversazione. Anche se l’uomo non si costituisce come promesso, hanno incluso la sua voce negli atti dell’inchiesta. Ma l’indagine viene successivamente archiviata.
Dopo 25 anni, compare un nuovo sospettato: un professore universitario e ex studente del Magistero. La sua voce coincide perfettamente con quella dell’anonimo chiamante. Nonostante le sue negazioni di aver conosciuto Giorgia, il suo avvocato presenta le sue buste paga che dimostrano che non aveva preso permessi o ferie quel giorno. Infine, il professore, ormai anziano e cardiopatico, si offre volontario per incontrare il PM e sostenere l’inchiesta, ma si scusa dicendo di non poter parlare a causa delle sue condizioni di salute.