Dietro l’esplosione della terza ondata in provincia di Cosenza ci sono stati comportamenti non rispettosi delle norme. Sia di quelle in vigore per
contenere la pandemia, sia di quelle del buon senso. I sanitari della task force dell’Asp, a caccia dell’origine dei focolai, hanno scoperto in giro per la provincia
cene conviviali a base di maiale, funerali affollati con tanto di strette di mano per dare le condoglianze, feste di compleanno, persino un karaoke
scandito dallo scambio del microfono, con ben 11 positivi accertati ed altri sottoposti a screening e ancora in attesa del responso. Oltre a momenti di
convivialità di vario genere i sanitari si sono imbattuti in una vera e propria festa tra giovani con tanto di karaoke fatto con lo scambio continuo del
microfono che ha dato vita a un focolaio di contagio covid che per ora ha individuato almeno 11 contagiati. Numeri che potrebbero aumentare
ancora visto che tra parenti e amici dei contagiati con contattati diretti il focolaio potrebbe estendersi ancora. Diverse infatti le persone sottoposte già a
screening e ancora in attesa dei risultati dei tamponi. Ma la rapidità della diffusione del Covid si deve anche alle varianti. Quella inglese sta circolando in
misura decisamente superiore ai soli tre casi acclarati e comunicati dall’Istituto Superiore di Sanità. C’è il forte sospetto di una diffusione importante della
variante in tutto il territorio. Diversi i campioni inviati a Catanzaro e Roma per essere analizzati. Ci vorrà tempo per le comunicazioni ufficiali. L’altro dato
rilevato è quello della violazione delle quarantene prescritte ai contatti stretti di positivi acclarati. Ai contatti stretti, di norma, l’Asp dispone il tampone
molecolare a distanza di qualche giorno per verificare l’eventuale contagio. Capita che queste persone si sottopongano nell’immediato a test
rapido antigenico, in una fase troppo precoce per ottenere un risultato attendibile. Per cui, con il rischio di avere in tasca un certificato avente come
esito un falso negativo, proseguono la loro vita come se nulla fosse, salvo scoprire una settimana dopo di aver contratto il virus.