“In questi giorni abbiamo assistito, nostro malgrado e nonostante le fitte interlocuzioni con vari esponenti nazionali, ad uno spettacolo poco
edificante messo in atto dal Partito Democratico locale. Tutto ciò avviene, paradossalmente, mentre nelle aule parlamentari si sta decidendo in una fase
delicatissima sugli strumenti finanziari finalizzati a garantire un possibile futuro alla nostra città.
Il Pd napoletano, invece di essere protagonista di questo nuovo percorso, invece di assumere un ruolo di guida dell’ampia alleanza di cui è risultato
essere il primo partito, ha dato un pessimo esempio di sé, tenendo bloccata la coalizione per alcune settimane sulla composizione delle commissioni consiliari,
in un una inspiegabile battaglia di retroguardia a difesa di rendite di posizione personali. Già dalla presentazione della lista avevamo chiesto
una maggiore apertura all’esterno nella sua composizione, ma purtroppo il nostro allarme è rimasto inascoltato. Nonostante una coalizione forte e un candidato sindaco
di grande prestigio, il risultato delle scelte compiute è stato un complessivo arretramento del Pd, la cui lista ha raccolto circa 5.000 voti in meno rispetto alle disastrose elezioni del 2016.
Dunque, i trionfalismi immotivati sulla vittoria del nostro partito a Napoli possono appartenere solo a chi non conosce, perché non l’ha mai vissuta in prima
persona, la fatica di una campagna elettorale e del contatto quotidiano con i cittadini. Malgrado tutto noi ci siamo fatti interpreti dello spirito originario
del Partito Democratico, scegliendo di non sostenere vecchie esperienze in grado di “garantire il risultato sicuro”, ma di valorizzare donne e uomini che già avevano
dato prove positive di impegno a livello territoriale e che si cimentavano per la prima volta nella competizione comunale.
Gli elettori hanno premiato questa scelta con il loro voto dando un forte segnale di cambiamento e rinnovamento all’interno della compagine consiliare del Pd, ma
questo rischia di essere reso vano dal perpetuarsi di vecchie logiche legate al passato e che hanno ridotto il nostro partito negli ultimi dieci anni ad una condizione di irrilevanza nella politica cittadina.
Tutto ciò nel silenzio assordante dei vertici del partito napoletano che, con questo atteggiamento, ha favorito la tutela di logiche e personalismi che hanno creato
nelle ultime settimane non pochi imbarazzi all’amministrazione comunale, al partito stesso e ai nostri elettori.
Quale partito vuole il Pd nazionale nella capitale del mezzogiorno? A che serve un Pd in queste condizioni a Napoli e all’Italia? Noi ci stiamo provando ma, al di là delle
pacche sulle spalle, è ora che anche il Pd nazionale dica la sua, dato che il partito napoletano ha scelto di non affrontare fino in fondo i nodi che hanno generato questa
situazione lasciando correre gli avvenimenti senza governarli. Non vogliamo un partito che garantisca singoli o correnti: questo deve valere per noi come
per gli altri, ma non possiamo più tacere sul fatto che il Pd locale, ripiegato su sé stesso, dopo dieci anni di opposizione e irrilevanza perda la storica opportunità di guidare un percorso di rinascita della nostra città.
Per tutte queste ragioni abbiamo deciso di invocare un intervento diretto del massimo rappresentante del nostro partito e per questo nei prossimi giorni invieremo una
dettagliata lettera al nostro segretario nazionale Enrico Letta perché prenda coscienza del reale stato politico locale e affinché con un suo intervento ristabilisca
la funzione del nostro partito innalzando la qualità del dibattito politico cittadino”.
Lo scrivono in un post Facebook i consiglieri regionali del Pd, Bruna Fiola e Massimiliano Manfredi.