“Abbiamo fatto uno sforzo enorme per dare risposte concrete all’emergenza causata dal nuovo coronavirus approvando di fatto due decreti equiparabili a vere e proprie manovre di bilancio in pochissimo tempo. Ovviamente ci sono diversi punti che possono essere integrati o migliorati e in questo l’aiuto e il confronto con i professionisti è fondamentale. Come ad esempio il tema dell’esclusione dei professionisti stessi da misure a fondo perduto che auspico possa essere corretto dal Parlamento in sede di conversione del decreto in legge”.
Lo ha dichiarato Francesca Puglisi, sottosegretario al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, nel corso del webinar “Smart working, nuova forma di relazione tra professionisti, imprese e pubblica amministrazione” organizzato dall’Istituto Nazionale degli Esperti Contabili in collaborazione con la Cassa di Previdenza dei ragionieri.
Anche sul futuro dello ‘smart working’ il sottosegretario Puglisi ha le idee chiare: “E’ stato vitale per permettere a tantissime imprese di lavorare a distanza. È uno strumento che continuerà a essere utile nella ‘Fase 2’ anche per mantenere il distanziamento sociale. Come tutte le innovazioni che vengono sperimentate in questo momento abbiamo colto pregi e difetti. Perché aiuta a ripensare tempi di vita e lavoro in un’ottica più amica delle famiglie e dell’ambiente. Mentre, sono stati registrati disagi per i lavoratori che hanno dovuto conciliare il ‘lavoro agile’ con la ‘didattica a distanza’ dei figli. E’ una grande sfida per la quale credo siano necessarie norme ‘leggere’ che rinviano alla contrattazione aziendale per sottoscrivere accordi innovativi”.
Poi, l’esponente del governo Conte ha posto l’attenzione sul Covid-19 all’interno delle imprese. “Serve una norma per mettere a riparo i datori di lavoro, pubblici e privati, dal pericolo di essere raggiunti immotivatamente da un avviso di garanzia legato al contagio di uno o più dipendenti, nel momento in cui si sono rispettati tutti i protocolli di sicurezza previsti dalla legge. Quest’ultimo è l’unico parametro credibile che può essere preso in considerazione per dimostrare eventuali correlazioni tra svolgimento dell’attività lavorativa e l’aver contratto il virus”.
“Apprezziamo l’apertura del sottosegretario per consentire l’accesso al contributo a ‘fondo perduto’ anche ai professionisti iscritti agli enti previdenziali”, ha osservato Andrea Benetti, direttore dell’Istituto nazionale Esperti Contabili. “E’ una questione di equità nei confronti di chi fino ad oggi si è sacrificato con grande senso di responsabilità verso i contribuenti e le partite Iva, che formano la gran parte del tessuto sociale ed economico italiano”.
All’appello lanciato da Francesca Puglisi sulla collaborazione tra politica e professionisti ha prontamente risposto Luigi Pagliuca, numero uno della Cassa di Previdenza dei Ragionieri e degli Esperti Contabili: “Il nostro è un osservatorio privilegiato sul mondo delle piccole e media imprese e siamo pronti a mettere a disposizione di governo e parlamento l’esperienza e la competenza maturata in questi anni. Possiamo spiegare in maniera concreta quali potrebbero essere le soluzioni per rendere efficaci ed efficienti pochi ma significativi provvedimenti per rispondere alle esigenze post emergenza sanitaria. Adesso servono atti concreti. Bisogna prima di tutto sburocratizzare le procedure per l’assegnazione dei fondi e far arrivare la liquidità alle aziende”.
Come è repentinamente cambiato il modo di operare alla luce dell’emergenza è stato testimoniato da Nadia De Lucia, giovane esperta contabile: “Per molti di noi lo studio professionale era una dimensione fisica e lavorativa imprescindibile. Il coronavirus ci ha obbligato a cambiare visione. Ci siamo aperti alle nuove esigenze assumendo anche un ruolo sociale determinante nella fase della crisi cercando di cogliere opportunità offerte dal governo da offrire a nostra volta ai clienti. Cercando di rassicurarli e aiutandoli ad orientarsi nella copiosa produzione normativa di questi mesi”.
La necessità di correttivi ai decreti è stata sottolineata da Giuseppe Scolaro, presidente dell’Istituto nazionale Esperti Contabili: “Entro il prossimo 30 giugno, se non vi sarà proroga, la metà delle risorse cui le imprese hanno accesso saranno riversate nelle casse dello stato con afflussi previsti per 29,7 miliardi. Una somma che stride con la necessità impellente di liquidità finanziaria. Professionisti e pmi avranno estrema difficoltà a far fronte a questa circostanza. Auspichiamo che ci sia una riconsiderazione di questa scadenza, nell’ottica della salvaguardia del bilancio pubblico, che consenta di aiutare anche le imprese”.
Il ricorso allo smart working è stato richiamato nell’intervento di Donato Montibello, CdA della Cassa ragionieri: “Flessibilità, ambiente e fiducia nel rapporto di lavoro, sono tutti elementi che devono essere protagoniste della riorganizzazione del mondo dell’occupazione. Sono il carattere distintivo di un fenomeno che cambia le dinamiche sociali e lavorative. Cambia modo di vivere la società e la nostra comunità. Cambia concetto di luogo di lavoro. Cambia modo di approccio al lavoro”.
Luigi Capuozzo, presidente dell’Unione nazionale Commercialisti ed Esperti contabili di Milano, dal canto suo, ha sottolineato che “dopo l’emergenza sanitaria del Covid-19, ci siamo trovati ad affrontare la crisi economico-finaziaria delle micro e piccole imprese. Siamo stati trait d’union tra tutte le normative prodotte e la necessità di continuare a dare sostegno alle aziende. Abbiamo lavorato per aiutare gli imprenditori a superare il blocco delle attività produttive. E saranno in molti che avranno problemi a riaprire i battenti. Per esempio, anche solo per ottenere i famosi 25mila euro con la garanzia della Cdp ci sono state enormi difficoltà nonostante si trattasse di pratiche snelle. La risposta delle banche è arrivata con il contagocce, non dare neanche questi fondi mi sembra assurdo. Chiediamo al governo di sburocratizzare per consentirci di lavorare più velocemente ed efficacemente. Il rischio è la paralisi dell’Italia”.