Falsi certificati di malattia per assentarsi dal lavoro durante il lockdown: indagati 41 medici

21 Ottobre 2021 - 9:38

Falsi certificati di malattia per assentarsi dal lavoro durante il lockdown: indagati 41 medici

I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro, coordinati dal Procuratore della Repubblica, Nicola Gratteri, dal Procuratore Aggiunto, Giulia Pantano e dal Sostituto Procuratore

Graziella Viscomi, hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo per oltre 46mila euro nei confronti di 13 medici del servizio di emergenza del 118 che, durante il primo lockdown, si assentavano dal lavoro grazie a

falsi certificati di malattia. A segnalare la situazione alle autorità è stato il dirigente del Servizio 118. Le indagini delle fiamme gialle hanno poi permesso di accertare che le patologie riportate nei

certificati erano del tutto inesistenti e che numerosi medici compiacenti si erano prestati a diagnosticarle ai colleghi senza alcuna visita ma solo a seguito di richiesta telefonica.

Nello specifico un gruppo di medici si è accordato per dare luogo a una ritorsione ai danni dell’A.S.P. dopo la sospensione, e al contestuale recupero, di una speciale indennità, che sarebbe stata illegittimamente

riconosciuta per anni anche in corrispondenza delle giornate di ferie. Gli operatori del 118 hanno quindi creato un gruppo WhatsApp, dove si scambiavano messaggi lamentandosi della situazione e

protestando, con la speranza che i disservizi provocati dalla loro azione potessero indurre a un ripristino dell’indennità. Alcuni sanitari hanno, invece, deciso di assentarsi dal lavoro per il timore

di contrarre il Covid-19, ovvero di trasmetterlo ai propri familiari, sottraendosi così ai propri doveri nel primo periodo di massima diffusione della pandemia. Diversi medici che si sono assentati dal

lavoro hanno però continuato ad esercitare l’attività professionale privata. Alla luce delle risultanze investigative raccolte dai finanzieri, il Gip di Catanzaro, accogliendo le richieste avanzate da

questa Procura della Repubblica, ha disposto il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca obbligatoria anche per equivalente, delle disponibilità finanziarie di 13 degli indagati sino a concorrenza del profitto di oltre 46.000 euro.