Evan, ucciso di botte a 2 anni e morto dopo sette mesi di torture: rinviati a giudizio la mamma e l’ex compagno

29 Luglio 2021 - 15:40

Evan, ucciso di botte a 2 anni e morto dopo sette mesi di torture: rinviati a giudizio la mamma e l’ex compagno

Sono stati rinviati a giudizio,
Letizia Spatola, di 24 anni e il compagno Salvatore Blanco, 30enne, accusati di omicidio e maltrattamenti sul piccolo Evan.

Il bimbo di un anno e mezzo morto all’ospedale di Modica, il 17 agosto scorso ,in seguito alle percosse ricevute in casa.

Oggi si è svolta l’udienza preliminare, durante la quale, i legali dei due hanno richiesto il rito abbreviato.

Rigettato però, perché in seguito alla riforma dell’aprile del 2019, questa formula non può essere applicata a reati puniti con l’ergastolo.

Rigettata anche la richiesta di perizia psichiatrica.

Entrambi dovranno tornare in aula davanti alla Corte d’Assise di Siracusa il prossimo 1 ottobre.

Le dichiarazioni degli avvocati:

“In qualità di legale del padre di Evan, Stefano Lo Piccolo, insieme all’Avv. Loredana Calabrese, legale degli zii paterni e l’avv. Antonino Savarino, legale della nonna di Evan, coadiuvati dalla criminologa Anna Vagli.

Ci siamo questa mattina costituiti parte civile, contro i due imputati, non tanto a fini civilistici/risarcitori, ma per potere partecipare attivamente, al processo divenendone parte integrante.

Faremo tutto quello che è in nostro potere per dare giustizia al piccolo Evan e ai suoi cari, che ormai da un anno piangono la sua morte”.

È stato il commento a margine dell’udienza dell’avvocato Federica Tartara, legale di Stefano Lo Piccolo, padre biologico di Evan.

Secondo i magistrati di Siracusa,
Evan sarebbe morto , per via delle lesioni causate dalle violenze,
inflitte dalla coppia nella casa di Rosolini ,nella quale si trovavano.

Per l’accusa, la mamma del piccolo avrebbe assistito ai maltrattamenti, senza fare niente ,per fermare il compagno violento.

Letizia Spatola ha dichiarato,
durante l’interrogatorio ,di essere stata anche lei vittima delle percosse di Blanco, che avrebbe voluto lasciare da tempo.

Anche il padre naturale del bambino, Stefano Lo Piccolo, aveva presentato un esposto per maltrattamenti contro ignoti.

Sostenendo che il figlio Evan fosse vittima di percosse già da tempo.
Le sue denunce, però, rimasero inascoltate.

A uccidere il bambino un trauma cranico, dovuto a botte violentissime date sul cranio.

Evan Lo Piccolo, aveva subíto anche in altre occasioni abusi e violenze, tanto che per tre volte negli ultimi mesi,
aveva avuto bisogno ,delle cure dei medici del pronto soccorso per lividi, bruciature e perfino per una frattura.

Il 27 maggio, il 12 giugno e il 6 luglio il piccolo fu stato trasportato in ospedale, e in due di questi tre casi la madre l’aveva persino abbandonato allontanandosi dal nosocomio.

In quel caso , medici diagnosticarono
la frattura scomposta del femore destro, con tumefazioni all’anca e al ginocchio.

Il 12 giugno , dopo soli 15 giorni ,
il bimbo viene riportato in ospedale dalla madre ,perché le ferite si sono infettate ed ha bisogno di nuove cure.

La stessa cosa avviene il 6 luglio, quando Evan per la terza volta ,
in poche settimane ,viene accompagnato in ospedale.

I medici gli rilevano “la frattura della clavicola sinistra”, annotando ancora una volta, come la signora Spatola lasciò l’ospedale “allontanandosi volontariamente”.

Ma non è tutto, perché tra i referti in mano ai magistrati della procura di Siracusa , ci sono anche altri elementi inquietanti, ovvero un’ustione alla mano destra, un taglio posteriore dell’orecchio, due tagli in regione frontale , con copiosa fuoriuscita di sangue.

Una botta alla fronte, una ferita lacero contusa all’occhio destro e, da ultimo, un trauma cranico , in conseguenza del quale il bambino decedeva.

Nel capo d’imputazione il sostituto procuratore Donata Costa evidenzia
come tali violenze non siano state estemporanee, bensì sistematiche e costanti.

Secondo il magistrato sarebbero state reiterate nel tempo, e avrebbero avuto inizio a febbraio 2020 per finire, tragicamente, il 17 agosto, giorno della morte di Evan.

Resta ora da capire come sia stato possibile che in sette mesi, nessuno
tra dottori, carabinieri, polizia e servizi sociali ,sia intervenuto per togliere il bambino dalle cure dei due adulti che l’hanno ucciso”.