Finalmente, da quest’anno sarà un’estate più libera dal Covid. Niente mascherina, via le distanze e non ci saranno più nemmeno i numeri chiusi. Unica accortezza, la prenotazione della sdraio.
Ma sia il sindacato dei balneari Sib che Assobalneari, l’associazione che raggruppa gli imprenditori turistici delle spiagge, lanciano l’allarme: mancano i lavoratori. E come negli
altri anni viene puntato il dito contro il reddito di cittadinanza. Quest’anno però, un fatto tragico, potrebbe portare con sè una soluzione: l’arrivo dei profughi ucraini. I rifugiati, scrive il Messaggero,
scappati dalle atrocità della guerra, sarebbero pronti e molto ben disponibili ad accettare i lavori stagionali. E glielo consente anche il regolamento stilato dal governo.
Con lo status di rifugiato i cittadini ucraini potranno svolgere qualunque tipo di lavoro sia dipendente che stagionale. L’accoglienza dei profughi ucraini ha chiuso le porte all’arrivo di
extracomunitari e quindi per loro l’accesso al mondo del lavoro sarà agevolato. Basterà avere il permesso di soggiorno che viene assegnato in Questura legato alla protezione
temporanea Ue. Una protezione dà diritto a un anno di lavoro, rinnovabile per altri due periodi di 6 mesi ciascuno. “In tutta Italia abbiamo aperto le porte degli stabilimenti a chi
fugge dalla guerra – dice Enrico Schiappapietra, vice presidente Sib al Messaggero -. E non offriamo solo ospitalità, ma anche lavoro per sostituire quei lavoratori stagionali
che preferiscono tenersi il reddito di cittadinanza e non lavorare”. Una commossa testimonianza raccolta dal Messaggero di Ludmilla Motruk, 48 anni, scappata a causa dell’invasione
dei russi da Mukacheve, e ora prossima dipendente dell’hotel di Roseto degli Abruzzi. “Non voglio pesare sullo Stato italiano” – “Non voglio pesare sullo Stato italiano e
sono grata al vostro popolo per come ci ha accolto. Posso garantire che tutte le donne come me vogliono lavorare e pagare le tasse. Ci piacerebbe ripagare, almeno in parte, il vostro grande cuore”.