Esce e torna tardi: il padre la ferisce con l’accetta e la lascia morire dissanguata

17 Giugno 2020 - 13:47

Esce e torna tardi: il padre la ferisce con l’accetta e la lascia morire dissanguata

Reyhaneh Ameri, 22 anni, è stata uccisa il 15 giugno da suo padre con un’ascia. La sua unica colpa era quella di essere tornata casa tardi la sera prima. Reyhaneh era tornata a casa verso le 23 e 30 della sera prima e aveva litigato con suo padre. L’indomani, dopo il delitto, sua sorella era andata andata a casa dei suoi genitori intorno alle 8 e 30 e aveva subito notato che la stanza di Reyhaneh era chiusa a chiave. Aveva bussato più volte, senza ottenere risposta. Pochi minuti dopo suo padre era rincasato e alla vista di lei che chiamava sua sorella si era mostrato agitato, confuso, per poi andarsene subito dopo. Era sopraggiunta la madre e su insistenza della ragazza, aveva aperto la porta della stanza svelando uno spettacolo agghiacciante. Gli abiti di Reyhaneh erano sparsi sul pavimento e inzuppati di sangue, sotto di essi, vi era una pozza scura enorme.

Una volta dato l’allarme la polizia aveva rintracciato il telefono cellulare della 22enne attraverso il dispositivo di localizzazione. Il telefono si trovava accanto al corpo abbandonato a pochi passi dal villaggio di Ekhtiar Abad, a 15 minuti di auto dalla città di Kerman, nell’Iran centro-meridionale. Lì, Reyhaneh era stata lasciata a morire, sanguinante, la sera prima. In manette è finito immediatamente suo padre, la cui auto era stata ispezionata poco prima rivelando macchie di sangue appartenente alla vittima nel bagagliaio e sui sedili. Dopo l’arresto la madre di Reyhaneh è stata soccorsa in ospedale.

Il femminicida aveva già minacciato la vita di sua figlia. “Un giorno ucciderò quella ragazza”, aveva detto alla moglie. Nel 2017  aveva tentato di ucciderla picchiandola selvaggiamente con un bastone e si era fermato solo per l’intervento dell’altra figlia. Poco prima di venire uccisa Reyhaneh aveva girato un video con il cellulare in cui si mostrava spensierata in auto con un amico. Un’immagine di disarmante normalità che oggi sui social in tantissimi stanno condividendo per denunciare i femminicidi in Iran, dove le giovani donne crescono in un regime di terrore e repressione e spesso vengono punite per la pur minima trasgressione.