Emma Bonino,attacca duramente Carlo Calenda per la decisione presa di rompere con il PD.
La senatrice di +Europa, ospite di Marianna Aprile e Luca Telese a In Onda, ha commentato la scelta del leader di Azione: «La serietà è tenere fede alla parola data». Bonino ha tentato di ricostruire quanto accaduto negli ultimi giorni: «Quattro giorni fa, quattro non quaranta, il Partito Democratico, Calenda, +Europa siglano un accordo politico. Peraltro, per ironia della sorte la bozza è scritta da Calenda: benissimo, bravi tutti, applausi». E però, prosegue Bonino «dal giovedì comincio a sentire rumori su Calenda che “Non regge i suoi”, e arriviamo a ieri con il segretario del mio partito, Benedetto Della Vedova, che ha la pazienza di un santo, che ancora prova a parlare con Calenda, che però dice: “È inutile che ci vediamo, è una perdita di tempo”».
La senatrice di +Europa prosegue: «Stamattina (7 agosto) da Benedetto Della Vedova, in qualità di segretario di partito, apprendiamo che Calenda ci ha detto che la cosa è chiusa, amen e arrivederci». Alla domanda dei due giornalisti se si sia trattato di uno strappo legato a un incidente di percorso, Emma Bonino ha replicato: «Non lo so, io avevo molta fiducia, credo non sia serio cambiare opinione ogni tre giorni, specialmente da una forza politica che si candida a partecipare al governo di un Paese: io su questa strada non lo posso seguire». I vertici di +Europa non intendono cestinare il patto stretto con i dem. Di conseguenza, verrà meno il sodalizio tra Azione e +Europa.
La decisione verrà comunque discussa domani durante la direzione di partito, durante la quale «parleremo – spiega Bonino -, ma a oggi la situazione è che Calenda ha chiuso e sbattuto la porta in faccia». E le parole della senatrice non sembrano lasciare spazio a possibili ricuciture con il leader di Azione, che viene anzi pizzicato sulla questione del simbolo e della raccolta firme che dovrà raccogliere per poter partecipare alle elezioni. Una strada da percorre a meno che Calenda non entri in coalizione con Matteo Renzi, creando così il Terzo polo, e risparmiandosi anche la raccolta delle firme. Ma Bonino, su questo aspetto, conclude tranchant: «Non so se devono raccogliere le firme, spero si siano informati loro».