“So come sono andate le cose sul caso di Emanuela Orlandi. Ho un cancro e mi resta poco da vivere. Ma prima di morire voglio dirvi tutto quello che so”.
A parlare è Ali Agca, il sessantaseienne che nel 1981 ha sparato a Giovanni Paolo II in piazza San Pietro.
Oggi Agca vive in Turchia come libero cittadino. Per vivere fino a 10 anni fa lavorava in ambito immobiliare, poi un cittadino italiano gli ha donato una grossa somma di denaro.
Da tempo dice di sapere cosa sia successo alla cittadina vaticana sparita quando era appena quindicenne più di quaranta anni fa, nel giugno 1983.
Secondo il suo racconto, il rapimento di Emanuela Orlandi, così come quello di Mirella Gregori, avvenuti meno di un mese prima, sarebbero avvenuti in risposta all’attentato da lui commesso nei confronti di papa Giovanni Paolo II.
“Voglio rivelare tutta la verità storica, dopo 41 anni di menzogne che stanno infangando il mondo.
Ho delle prove documentali indiscutibili: le due ragazzine sono state rapite per ottenere la mia liberazione, non ci sono altri motivi”, aggiunge, come ribadito più volte in passato.
Ali Agca torna a ripetere quanto sostiene da anni, cioè che le due ragazze sarebbero state rapite per ottenere la sua liberazione, a due anni dall’attentato dal papa.
In un video pubblicato qualche giorno fa, ha chiesto di poter essere ascoltato, anche lui come familiari, giornalisti e altre personalità vicine alle indagini, nel corso della commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa delle ragazzine. “Se mentirò anche solo una volta, arrestatemi”, ha dichiarato.
Intervistato da la Repubblica, ha aggiunto: “So che in Italia, così come in Turchia, sono considerato un personaggio controverso.
Ma sto vivendo gli ultimi anni della mia vita e voglio liberarmi la coscienza da questo pesante segreto. Non ho bisogno di nulla tranne che Dio. Ma la commissione è l’unica e ultima occasione per far trionfare la verità”.
“Se mi fanno venire a Roma mi compro da solo il biglietto aereo”, ha aggiunto, riferendosi alla commissione bicamerale di inchiesta.
“Per il momento non ho avuto alcun contatto diretto con i membri, ma sto seguendo il loro lavoro.
E non mi è sfuggito l’intervento di Simonette Matone, ex magistrata e deputata, che nel suo discorso ha sottolineato la presenza di documenti inquietanti come le lettere: la mano che rivendica i rapimenti di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori sarebbe la stessa che ha scritto per chiedere la mia liberazione”.
Un elemento che porterebbe, ancora una volta, a collegamenti fra la scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, a differenza di quanto sostenuto dal giornalista Gianni Sarrocco, proprio nelle audizioni per la commissione bicamerale.
“Dovevano essere entrambe utilizzate come scambio per la mia libertà”, ha spiegato.
Esisterebbe un’unica pista sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, quella legata ai servizi segreti internazionali e all’attentato a Giovanni Paolo II secondo Ali Agca:
“Nessun movente della pedofilia, né criminalità organizzata, che sia mafia siciliana o Banda della Magliana.
Ma se la verità non emerge in Parlamento, continueranno a diffondersi bugie e calunnie – sottolinea – Basti pensare all’accusa nei confronti della banca vaticana di essere complice di criminali o all’ipotesi che il Papa Santo possa aver partecipato a festini con le ragazzine connessi alle due scomparse. O ancora, al coinvolgimento dello zio di Emanuela, Mario Meneguzzi: sono tutte bugie”.
Poi Agca insiste sul ruolo dei servizi segreti: “Sono coinvolti gli agenti di diversi Paesi, non soltanto quelli italiani”, ha sottolineato ancora.
Proprio lo scorso anno Agca ha dichiarato che Emanuela Orlandi sarebbe ancora viva, nascosta in un convento di clausura, in attesa soltanto di essere liberata dal Vaticano. In quest’ultima intervista, però, sembra fare un passo indietro.
“È un argomento troppo delicato, non posso pronunciarmi a riguardo.
Ma ho la certezza che i miei amici abbiano trattato Emanuela Orlandi e Mirella Gregori con dignità e umanità”, ha spiegato senza precisare a chi si riferisse parlando dei suoi amici.
“Pietro Orlandi ha ragione, dice che la verità è nascosta in Vaticano. E così tutti i papi saranno sempre sospettati. Per me lui è un eroe del nostro tempo che lotta per una causa giusta”.