«Calenda ne ha dette tante. Ma credo nel progetto politico e per questo sto superando tutte le questioni personali e ho volentieri fatto un passo di lato pur di far partire questa sfida. Ciò che ci unisce è più di ciò che ci divide. Abbiamo le stesse idee sul futuro dell’Italia, siamo nella stessa famiglia politica europea, siamo gli unici a non candidare chi era contro Draghi».
Queste le parole di Matteo Renzi intervistato quest’oggi da Repubblica.
«Non mi preoccupo di un obiettivo numerico (i sondaggi danno il Terzo polo dopo il M5s, ndr) ma politico: garantire un governo serio e gettare un seme per la costruzione italiana di un progetto come quello che in Francia sta guidando Macron», dice. E a Stefano Cappellini, che lo incalza sull’uso strumentale del nome dell’ormai ex premier, risponde secco: «Stiamo usando le idee di Draghi, la sua piattaforma politica, il suo progetto per il Paese. Noi non usiamo il nome di Draghi: noi siamo quelli che hanno portato Draghi a Palazzo Chigi mentre il Pd diceva o Conte o morte. E vogliamo riportarcelo contro l’ipotesi Meloni».
Uno scenario che va «sconfitto e non demonizzato»: il pericolo fascismo, dice il segretario di Italia Viva, non c’è: «Il fascismo era un problema nel 1922, non nel 2022. Chi agita il tema del fascismo regala punti alla Meloni. C’è un pericolo diverso, più concreto: che saltino i conti pubblici. Hanno fatto un programma assurdo con una flat tax che non sta in piedi, con l’idea di cancellare la Fornero, con una visione folle delle alleanze internazionali». La frecciatina al Pd non è nemmeno troppo velata: «Ogni tweet di Letta di queste settimane è stato un regalo a Meloni e Conte – responsabile, secondo Renzi, non solo della caduta del Governo Draghi, ma anche dell’aumento dell’inflazione – : anche in casa Pd cresce lo sconcerto su come il segretario sta facendo campagna elettorale», affonda Renzi.
Parlando al Corriere della Sera, anche Carlo Calenda si mostra fiducioso: «Nessuna delle due coalizioni è in grado di governare il Paese», perché nessuna delle due ha un programma che ne concili le diverse istanze, spiega il segretario di Azione a Marco Galluzzo. L’unica soluzione? «Votare per noi, bloccare la vittoria della destra al proporzionale al Senato e formare una maggioranza sul modello del governo europeo e in continuità con il governo Draghi», dice Calenda, secondo il quale la partita sui collegi uninominali è già chiusa. Ma lo scontro è ancora aperto sul proporzionale, anche per Azione: «Tutte le rilevazioni ci danno in crescita, il sondaggista Noto ci dà fra il 7 e 8%, ricordo che a Roma prima delle comunali ci davano al 5,9 e abbiamo preso il 19,8 diventando il primo partito. Possiamo farlo anche in Italia», dice.
E insiste su una «coalizione Ursula» in cui il Terzo polo avrebbe un ruolo centrale: «Comunque vada il voto, dopo tutte le accuse di allarmi democratici da destra e da sinistra, l’Italia precipiterà nel caos e nessuna delle attuali coalizioni rimarrà in piedi. L’unico modo per evitarlo è isolare le ali estreme, Fratelli d’Italia e Cinque Stelle, e andare avanti con una coalizione Ursula e un governo Draghi sostenuto da un Terzo polo che avrà almeno il 15 per cento».