Nella riunione in corso tra il premier Giuseppe Conte, i capi delegazione delle forze di maggioranza, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro e i ministri Luciana Lamorgese, Federico D’Incà e Francesco Boccia sta emergendo la data del 20 settembre per l’election day non solo per le 7 Regioni che devono far ritorno alle urne – Veneto, Liguria, Campania, Toscana, Marche, Puglia e Valle d’Aosta – ma anche per indire le comunali e il referendum sul taglio dei parlamentari.
Già nelle scorse ore, l’ipotesi per il 20 settembre era stata al centro di un aperto dibattito tra esecutivo, maggioranza e opposizioni per individuare una mediazione sulla data in cui far svolgere nel mese di settembre, come da suggerimento del comitato tecnico-scientifico per evitare un periodo in cui possa riacuirsi l’epidemia da Covid-19, le elezioni comunali e regionali.
In Commissione Affari Costituzionali della Camera si è puntato in favore del 20 settembre, primo turno, 4 ottobre secondo. Una soluzione avanzata da Federico Fornaro, capogruppo di Leu, e condivisa da Paolo Sisto (Forza Italia). Il decreto è atteso in Aula della Camera mercoledì pomeriggio (27 maggio).
Un’ipotesi che potrebbe mettere d’accordo le forze politiche anche se alcuni governatori uscenti, tra cui il ligure Giovanni Toti, il leghista Luca Zaia (Veneto) e i dem Michele Emiliano (Puglia) e Vincenzo De Luca (Campania) insistono perché le Regionali si facciano a luglio. “Le elezioni regionali sarebbe meglio farle alla fine di luglio ma se settembre deve essere, che sia massimo il 13 settembre. Il voto è un diritto non un optional, non si può spostare a piacimento”, ha detto il governatore ligure.
Al voto sono interessateLiguria, Veneto, Marche, Toscana, Campania e Puglia, oltre a 1134 comuni per il rinnovo dei rispettivi consigli. La data del 20 settembre, si mormora a Montecitorio, potrebbe aiutare a superare le criticità bipartisan sulla data del 13 e 14 settembre, ipotizzata dal governo. Di sicuro c’è chi punta a evitare che la campagna elettorale si svolga in pieno agosto e che il deposito delle liste cada a ridosso di ferragosto. Resta in piedi, inoltre, la proposta che la tornata elettorale si svolga in due giornate, come prevede un emendamento presentato dalla relatrice pentasatellata: urne aperte tutta la giornata di domenica e il lunedì fino alle 15. Nel frattempo l’esecutivo sta sondando anche le regioni. Alla ricerca di un’intesa si sta adoperando anche il presidente della commissione, Giuseppe Brescia (M5s), che già nella scorsa riunione aveva concluso la seduta auspicando l’accordo più ampio possibile.
Dunque, se si dovesse raggiungere un’intesa sul 20-21 settembre, gli eventuali ballottaggi (che potrebbero riguardare circa 150 comuni) si svolgerebbero domenica 4 ottobre. Restano invece forti perplessità, anche queste bipartisan, sull’accorpare in un unico election day anche il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari, da svolgersi insieme alle Elezioni comunali e Regionali.
Il comitato tecnico scientifico indica “quale scelta più plausibile tra le diverse opzioni rappresentate dai ministri” dell’Interno, Luciana Lamorgese, e degli Affari Regionali, Francesco Boccia, l’effettuazione delle elezioni regionali e amministrative rinviate a causa dell’emergenza coronavirus “all’inizio del mese di settembre, eventualmente organizzate su due giornate di voto al fine di distribuire in maniera più omogenea la fruizione dei seggi elettorali ed evitare in questo modo eventuali picchi di affluenza”. Il verbale è stato trasmesso ai membri della commissione Affari Costituzionali della Camera che sta esaminando il dl elezioni. Il Cts indica la data dei primi di settembre come scelta.
Resta ferma l’adozione di tutte le precauzioni possibili in materia di igiene: la disponibilità di mascherine e guanti nelle sedi elettorali, così come il rispetto delle norme sul distanziamento sociale anche per i membri della commissione. Sarà necessaria, è l’indicazione del comitato, l’areazione frequente degli ambienti dei seggi e che si garantisca la distanza superiore a un metro tra elettore e commissione in fase di identificazione (quando, per forza di cose, sarà necessario togliere la mascherina per qualche istante). Ogni seggio dovrà essere fornito di prodotti per la sanificazione, con cui disinfettare anche i documenti dei votanti. L’intera operazione dello spoglio dovrà essere effettuata con guanti e mascherine, gli ingressi e le uscite saranno differenziati e niente assembramenti davanti o dentro le scuole. E a controllare che non si crei folla non saranno le guardie civiche, ma le forze di polizia e le forze armate che dovranno essere potenziate.