“Fate voi’: è la frase rivolta a due infermiere del 118 da una dottoressa che è rimasta comodamente seduta in ambulanza anzichè soccorrere lunedì 28 ottobre una ragazzina 14enne agonizzante, Eleonora Chinello, poi deceduta in ospedale per le ferite di un incidente stradale a Sant’Angelo di Piove di Sacco.
Un’auto l’aveva travolta (il conducente risulta indagato) mentre si trovava in sella alla sua bicicletta per andare a prendere l’autobus che l’avrebbe portata a scuola a Dolo (Venezia).
Sono state le stesse sanitarie – una in forza all’Ulss 6 e una della Croce Verde – a redigere il rapporto che chiama direttamente in causa l’operato di Anna Maria Lamanna, 62 anni, residente nel Casertano, laureata in medicina all’università di Napoli a 44 anni, ora medico di base specializzata in nefrologia.
Sulla base delle loro testimonianze il pm Sergio Dini ha iscritto la dottoressa che quel giorno ha risposto alla chiamata nel registro degli indagati con le accuse di rifiuto di atti d’ufficio, interruzione di servizio di pubblica necessità e cooperazione in omicidio colposo.
I genitori di Eleonora avevano già deciso di donare gli organi della figlia ma il giorno successivo, il 29 ottobre, è scattata la segnalazione all’autorità giudiziaria da parte del superiore delle due infermiere.
Il pm ha affidato ai Carabinieri del Nas ulteriori accertamenti e al medico legale Antonello Cirniello l’autopsia. Serviranno 60 giorni per determinare se il mancato intervento della sanitaria sia stato determinante o meno per la morte della ragazzina.
Oltre a prestare servizio in alcune strutture private della provincia di Belluno, Lamanna era stata ingaggiata dalla società tra professionisti Cmp di Granarolo (Bologna) che da’ copertura notte e giorno al pronto soccorso dell’ospedale di Piove di Sacco, a pochi chilometri dal luogo dove è stata investita Eleonora.
La direzione dell’Usl 6 Euganea (Padova) ha girato il rapporto, stilato da due infermiere, alla Procura.
La professionista è specializzata in nefrologia, non in medicina d’urgenza, e opera come medico di famiglia nel Bellunese, ma è anche impiegata nel Pronto soccorso padovano perché iscritta alla società di professionisti Cmp di Bologna che, tre anni fa, ha vinto un appalto per coprire alcuni vuoti ospedalieri nell’Usl in questione. È, cioè, un medico «gettonista».
L’avvocato Raffaele Giorgio, che la difende, replica: «Le accuse sono false. Il medico si è accorto subito che la situazione era gravissima, ha chiamato l’elisoccorso e la seconda ambulanza in supporto, il suo operato non può essere messo in discussione. Lei ha detto di aver fatto anche la rianimazione».
Al Corriere della Sera dcie: «Una volta archiviato il caso e accertato che le infermiere dicono il falso – prosegue il legale – faremo denuncia».