La Camera approva la legge Valditara sull’educazione sessuale e affettiva. Lo fa con 151 voti favorevoli e 113 contrari. Il testo ora passa al Senato. La norma divide la politica e accende uno scontro durissimo. Inoltre, introduce regole rigide per ogni attività legata alla sessualità nelle scuole italiane.
La legge impone un vincolo chiaro. Le scuole devono chiedere il consenso informato dei genitori prima di avviare qualsiasi progetto sul tema. Devono consegnare tutto il materiale didattico. Devono spiegare nel dettaglio cosa verrà insegnato. E devono far firmare il modulo almeno una settimana prima. Solo così possono procedere.
Tuttavia, queste disposizioni valgono solo per medie e superiori. Alle elementari, infatti, la legge vieta ogni attività che riguardi la sessualità. Nessun progetto, nessun modulo, nessun percorso specifico. Di fatto, la legge blocca ogni iniziativa in tutte le scuole primarie italiane.
Il testo, inoltre, non rende obbligatoria l’educazione sessuale. Al contrario, inserisce paletti molto rigidi. Secondo l’opposizione, questi paletti potrebbero creare casi paradossali. Alcuni deputati temono che si debba chiedere il permesso perfino per lezioni di biologia sull’apparato riproduttivo. Il confine dell’ambito “sessualità”, infatti, non appare definito con chiarezza.
Ora il provvedimento passa al Senato. Tuttavia, Palazzo Madama è impegnato sulla legge di bilancio. Dunque l’approvazione finale non arriverà presto. Nonostante ciò, il dibattito politico continuerà con toni accesi. E lo scontro culturale si allargherà ancora.
Le reazioni politiche sono immediate. Rossano Sasso, Lega, difende la norma. Attacca l’“ideologia gender”. Rivendica la centralità dei genitori. E parla di “credo politico”. Grazia Di Maggio, Fratelli d’Italia, accusa l’opposizione di malafede. Sostiene che il consenso informato non favorisce la violenza. E difende le scelte del governo Meloni.
L’opposizione reagisce con durezza. Gilda Sportiello, M5s, parla di un Paese dove la violenza cresce. Ritiene l’educazione sessuo-affettiva una necessità. E accusa il governo di andare nella direzione sbagliata. Nicola Fratoianni, AVS, denuncia un “rigurgito antiscientifico”. Infine, Riccardo Magi, +Europa, definisce la legge una “marchetta” al movimento Pro Vita.
Il confronto resta teso. La discussione pubblica è solo all’inizio. E lo scontro culturale sul ruolo della scuola si fa sempre più profondo.
Fonte: Fanpage
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