Il governo Meloni è pronto a rivedere il RdC senza però cancellarlo di colpo.
Il sottosegretario leghista Claudio Durigon nel parla sul Corriere della Sera, chiarendo che si tratterà di un percorso a esaurimento, con rinnovi per periodi di tempi sempre più brevi. Il Reddito di cittadinanza decadrà del tutto poi dopo un solo rifiuto di un’offerta di lavoro congrua.
L’idea dell’esecutivo è quella di recuperare risorse dalla modifica del sussidio per impiegarle su una nuova Quota 102: la Lega punta a mandare le persone in pensione con 41 anni di contributi più 61 di età. Una proposta che permetterebbe di mandare in pensione prima una platea di circa 90mila lavoratori.
“Il sussidio non può essere a vita. Va fissato un termine oltre il quale non si può andare, un po’ come con la Naspi”, l’indennità di disoccupazione. L’idea è quella di un percorso per tappe: dopo i primi 18 mesi di Reddito, si può andare avanti al massimo per altri due anni e mezzo, “ma con un décalage”. In pratica dopo i primi 18 mesi, se il percettore non ha trovato un lavoro, l’assegno viene sospeso e si passa per sei mesi in un percorso di politiche attive del lavoro, che prevede per esempio corsi di formazione.
Se anche dopo questo periodo il beneficiario non riesce ad accedere al mercato del lavoro, verrà sospeso per altri sei mesi dal Reddito, passati i quali potrà chiedere per l’ultima volta il sussidio, questa volta “solo per sei mesi e per un importo decurtato di un altro 25%. Prenderà cioè la metà di quanto prendeva all’inizio”.
Soldi che secondo Durigon potrebbero essere utilizzati “per rafforzare gli interventi verso i veri poveri e poi per introdurre Quota 41, cioè la possibilità di andare in pensione dopo 41 anni di lavoro”.
Fonte: fanpage