Avrebbe compiuto 46 anni fra pochi giorni Michele Ammendola, pizzaiolo anti-mafia e impegnato da anni,
in numerosi progetti di inclusione sociale a Bologna, stroncato la sera di venerdì 7 gennaio da un infarto.
Di origini napoletane, Michele aveva dato vita nel 2017 a “La Fattoria di Masaniello”, una pizzeria che dava lavoro anche a ragazzi con sindrome di Down e disturbi cognitivi.
Ma anche a stranieri alle prese coi problemi dell’integrazione,
e a persone fragili, ribattezzata circa un anno fa “Porta Pazienza”.
L’obiettivo principale del progetto, realizzato con la cooperativa sociale, La Formica ,nel quartiere Pilastro,
uno dei più difficili del capoluogo emiliano.
È stato fin da subito ,quello di favorire l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate, ma anche aiutare e sostenere diversi percorsi legati all’autismo e alla lotta alla criminalità organizzata.
I prodotti scelti, infatti,
sono sempre stati biologici, a chilometro zero, equo-solidali o provenienti da cooperative che operano su beni confiscati, con diversi riconoscimenti ricevuti persino dal Gambero Rosso,
che l’aveva inserita tra le migliori pizzerie napoletane nelle sue guide.
Grande tifoso del Napoli, Ammendola,
era impegnato nell’antimafia anche al fianco di Libera, l’associazione fondata da don Luigi Ciotti, animando in prima linea l’iniziativa “Facciamo un pacco alla camorra”.
La sua ultima impresa ,era stata la raccolta fondi lanciata per acquistare un food truck con cui portare la pizzeria, chiusa a causa del lockdown, in giro per le strade di Bologna in modo da garantire continuità lavorativa ai propri dipendenti.
Michele, inoltre, era socio dell’Angsa (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici) con la quale aveva svolto diverse attività.
Lascia la moglie Alessandra, sempre al suo fianco in ogni progetto e iniziativa, e due figli molto piccoli, ai quali era legatissimo.
“Un dolore immenso” ha subito postato sui social Sandro Ruotolo, senatore, giornalista e grande amico di Michele Ammendola.
Col quale si rivedeva molto spesso proprio a Bologna, sia per seguire insieme le partite di calcio dei partenopei, sia per i numerosi eventi pubblici organizzati nel circolo animato al Pilastro dallo stesso 46enne.
“Napoli e Bologna perdono una delle persone più belle che abbia mai conosciuto , scrive ancora Ruotolo.
Michele voleva dire Napoli Club Bologna ma anche tanto altro.
Era un vulcano di idee e quasi tutte le ha trasformate in fatti. Si è inventato la pizza sospesa a Bologna.
Si è occupato di terra dei fuochi, ha sostenuto le cooperative sui beni confiscati alla camorra.
Mi chiese di portare in Emilia Romagna la Mehari di Giancarlo Siani. E poi, iniziative verso i più fragili, i poveri, gli immigrati.
Michele ha anche conosciuto l’autismo in casa sua ed è diventato un punto di riferimento a Bologna dell’associazione dei genitori delle persone con autismo.
Siamo tristi e con gli occhi gonfi di lacrime. Michele, che la terra ti sia lieve! Sarai sempre nei nostri cuori”