Zhang Dayong e Gong Xiaoqing sono stati uccisi a sangue freddo la sera del 14 aprile, nel quartiere romano del Pigneto. I due erano in bicicletta elettrica, di rientro a casa. Il killer li aspettava nel portone. Ha sparato sei colpi a testa e torace. Nessuna possibilità di scampo. È stata un’esecuzione.
Il movente non è una rapina. Le vittime avevano ancora soldi e telefono. Gli inquirenti seguono la pista della mafia cinese. Zhang era già noto alla Direzione distrettuale antimafia. Era legato a un’organizzazione criminale attiva a Prato.
A Prato da anni è in corso una faida tra clan rivali. La chiamano la “guerra delle grucce”, legata al controllo del settore tessile. Un business miliardario in mano quasi esclusivamente a imprenditori cinesi. Dietro ci sono soldi, potere e sangue.
L’inchiesta del pubblico ministero Luca Tescaroli ha già documentato minacce, aggressioni e omicidi. La faida non si ferma alla Toscana. Ha raggiunto anche città europee. Ora è arrivata a Roma.
I carabinieri cercano di capire perché la coppia si trovasse al Pigneto. Non è chiaro se vivesse lì stabilmente o fosse solo di passaggio. Il killer è ancora in fuga. Nessun testimone utile finora.
Un vicino racconta: “Mi sono affacciato e ho visto i corpi. Ho paura, è stato scioccante.”
Le indagini proseguono nel massimo riserbo. Ma il messaggio è chiaro: la mafia cinese non ha confini. E colpisce con ferocia.
Fonte: Fanpage.it
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