Venerdì, con i dati del nuovo monitoraggio, la maggior parte delle Regioni sarà in zona arancione o rossa e più della metà degli italiani dovranno
dunque fare nuovamente i conti con negozi chiusi, spostamenti limitati all’interno del proprio Comune o vietati, milioni di bambini e studenti dall’asilo
alle superiori in didattica a distanza. La rapida diffusione delle varianti del coronavirus continua a preoccupare l’Italia. “A me sembra che tutta Italia,
tranne la Sardegna, si stia avvicinando a passi lunghi verso la zona rossa”, dice il consulente della Lombardia Guido Bertolaso, esprimendo senza mezzi
termini quella che è la preoccupazione della maggioranza delle Regioni. “Se questa crescita, avvenuta in 10-15 giorni, non trova un’accelerazione nella
risposta, rischiamo di essere travolti”, conferma il presidente dell’Emilia Romagna e della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini, secondo il
quale le restrizioni previste dalla “zona arancione classica” non bastano più. Questa situazione di allarme è certificata anche dai dati quotidiani del ministero
della Salute: quasi 21mila contagi in 24 ore, con la Lombardia che ne ha uno su quattro, altri 347 morti, un tasso di positività tornato al 5,8%, oltre mezzo
punto più di martedì, ricoveri in aumento sia in terapia intensiva sia nei reparti ordinari. La stretta, dunque, arriverà con il monitoraggio di venerdì
anche se fonti di governo continuano a ripetere che un lockdown nazionale al momento non è all’orizzonte e si continuerà con il sistema delle fasce.
In rosso potrebbero andare da lunedì 8 l’Emilia-Romagna, la Campania, che ormai da 10 giorni fa segnare più di 2mila casi al giorno, e l’Abruzzo, che ha
comunque già due province – quelle di Pescara e Chieti – in lockdown. A rischio arancione sono invece la Calabria, il Friuli Venezia Giulia e il Veneto, con
Lazio e Puglia sul limite. Di fatto, in due terzi dell’Italia saranno in vigore le restrizioni più dure. Saranno in lockdown nelle prossime ore, ha
annunciato Bonaccini, mentre le province di Udine e Gorizia passeranno in arancione da venerdì per decisione del presidente Massimo Fedriga che ha
disposto la didattica a distanza per tutti gli studenti delle medie, delle superiori e delle università. Niente scuola in presenza anche per i ragazzi delle
seconde e terze medie e delle superiori del Piemonte. “Abbiamo una situazione che ci dice che quotidianamente le cose stanno peggiorando – sottolinea il
presidente Alberto Cirio -. Dobbiamo essere pronti ad intervenire chirurgicamente dove necessario”. Tamponi per chi va nella Sardegna
“bianca”Nella Sardegna bianca, invece, da lunedì chiunque vorrà entrare nell’isola dovrà sottoporsi a tampone rapido. Chiusure e interventi che, da soli,
non bastano a fermare la curva del virus. Servono i vaccini e serve che la campagna di massa possa decollare. Sia la riunione al Mise in cui sono state
gettate le basi per la produzione del siero in Italia entro 4-8 mesi, sia l’incontro in programma venerdì tra il ministro per gli Affari regionali Mariastella Gelmini e
le Regioni, al quale parteciperanno il nuovo commissario per l’emergenza Francesco Paolo Figliuolo e il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio, vanno
in questa direzione. “L’auspicio di tutti – ha sottolineato Bonaccini – è una svolta nelle forniture” che però dipende dall’Ue e da quanto Bruxelles riuscirà a fare pressione sulle case farmaceutiche.
La riunione di venerdì sarà un primo confronto per individuare come uniformare i vari sistemi individuati dalle Regioni ma anche per mettere sul
tavolo possibili soluzioni: dall’utilizzo dei drive in della Difesa a quello dei 300mila volontari della Protezione civile fino al coinvolgimento delle farmacie nelle somministrazioni.