Se fosse dipeso dalla sua volontà sarebbe rimasto fino alla fine della sua legislatura. Altro che stanco: Mario Draghi si sente «mandato via». E nei confronti di chi oggi lo tira per la giacchetta o si strappa le vesti per la sua caduta il premier in carica solo per gli affari correnti «è irritato». Nel consiglio dei ministri che ha fissato le elezioni per il 25 settembre il premier è stato più ecumenico: ha ringraziato i ministri per gli sforzi e ha detto che porterà con sé un bel ricordo degli «scambi» avuti con ognuno.
Ma che SuperMario sia irritato è un dato di fatto ma per Draghi la verità è che il centrodestra voleva disarcionarlo con «un governo bis senza 5 stelle destinato a durare un giorno». Tutto il resto, per l’ormai ex premier, sono «sciocchezze» frutto di un lavoro di disinformazione per ragioni di campagna elettorale. Berlusconi lo ha spiazzato, è il ragionamento. Salvini no, perché da settimane spingeva per sfilacciare il consenso della Lega inasprendo le rivendicazioni. Mentre Giorgia Meloni almeno ha avuto un comportamento «leale».
«Ora dobbiamo mantenere la stessa determinazione nell’attività che potremo svolgere nelle prossime settimane, nei limiti del perimetro che è stato disegnato», dice. Perché la guerra in Ucraina, che ha fatto schizzare i costi dell’energia e correre l’inflazione, avrà ancora bisogno di risposte. A partire dal prossimo decreto Aiuti che il premier è intenzionato a varare entro la fine del mese, al massimo ai primi di agosto. E poi c’è il Pnrr. Entro la fine dell’anno vanno centrati altri 55 obiettivi, pena la perdita del prossimo assegno Ue da 19 miliardi. Quindi bisogna darsi da fare coi decreti attuativi mentre le Camere sono impegnate a votare le riforme ancora in attesa.
Martedì decisivo
L’incontro con i vertici del centrodestra era andato fin troppo bene, è il ragionamento. La cosa l’ha convinto che quello in Senato sarebbe stato il suo ultimo discorso nel pieno dei poteri. Ora, è il ragionamento, restano 100 giorni. Ovvero il massimo per un governo dimissionario. Quando ieri mattina è salito al Quirinale per rassegnare definitivamente le dimissioni nelle mani di Sergio Mattarella, i due hanno parlato di questo. L’intenzione del Capo dello Stato è di tenere conto dell’emergenza e fare sì che il lavoro non si fermi.