Massimo Cannone, marito di Naima Zahir, 45enne originaria del Marocco, uccisa a Lentini (in provincia di Siracusa) è stato fermato. Nei suoi confronti è stato emesso un
provvedimento della Procura di Siracusa per omicidio volontario ipotizzando il pericolo di fuga. La donna è morta per una coltellata al collo. L’uomo ha sostenuto di averla
trovata sul letto di casa, di avere estratto l’arma per cercare di rianimarla, avere pulito il sangue per terra perché il “cervello mi è andato in tilt” e ipotizzato che la moglie “abbia fatto tutto da sola”.
Domani sarà eseguita l’autopsia. Il fermo è stato eseguito da personale della squadra mobile della Questura di Siracusa e del commissariato di polizia di Lentini. L’uomo dopo un
lungo interrogatorio era stato lasciato libero, ma indagato per omicidio, anche per permettere di eseguire l’autopsia di domani come “atto irripetibile”. Secondo quanto si è
appreso, il provvedimento è stato emesso dalla Procura di Siracusa motivandolo con il pericolo di fuga. Ieri parlando con i giornalisti Cannone aveva fornito una sua
ricostruzione dei fatti affermando di essere uscito di casa assieme al figlio diciannovenne, lui per andare in una pizzeria e il giovane a prendere dell’acqua in un supermercato,
e quando un’ora dopo è rientrato ha trovato la moglie sul letto, le ha tolto il coltello dal collo e ha tentato di rianimarla, ma era già morta, e con uno straccio ha pulito la pozza di sangue per terra nella stanza .
Anche oggi l’uomo ha riconfermato la sua ricostruzione parlando con i giornalisti. Una dinamica che non ha convinto la Procura di Siracusa che ha disposto il suo fermo.
L’uomo ha ipotizzato che la donna, a suo avviso, “ha fatto tutto da sola, poi – ha aggiunto – non lo so…”. Cannone ha spiegato di essere andato nel panico alla vista del sangue, di “non sapere quello che facevo”, perché, ha detto, “il cervello mi è andato in tilt”.