Antonia Nunzia Mancini, 64 anni, è stata arrestata con l’accusa di omicidio volontario aggravato per aver ucciso il compagno Vincenzo Ferrigno, 73 anni, nella notte tra il 14 e il 15 agosto a Milano. Ferrigno, costretto a letto da un ictus che lo aveva colpito tre anni prima, è stato prima accoltellato e poi soffocato con un cuscino. Antonia ha giustificato il suo gesto come un atto di “pietà”, dichiarando agli agenti di non riuscire più a sopportare il peso della sua cura quotidiana. “Non ce la facevo più a prendermi cura di lui”, ha detto durante l’interrogatorio, aggiungendo che “abbiamo smesso di soffrire”.
La donna ha assistito il compagno da solo per anni, dopo che l’ictus l’aveva reso incapace di muoversi. Nel suo racconto, Mancini ha spiegato che la sofferenza fisica e psicologica l’aveva portata a prendere quella tragica decisione. Tuttavia, durante l’udienza di convalida, non ha ribadito le stesse parole e il giudice ha confermato l’arresto, disponendo la custodia cautelare in carcere. L’omicidio è aggravato dal vincolo della convivenza e dalla minorata difesa della vittima.
Le indagini proseguono e, nel corso delle operazioni, sono stati rinvenuti il coltello e le forbici utilizzati per l’aggressione, accuratamente puliti. Inoltre, è emerso che Antonia soffriva di disturbi psichici e aveva interrotto recentemente l’assunzione di psicofarmaci, elemento che potrebbe aver influito sul suo stato mentale al momento del delitto. La tragica vicenda scuote la comunità di Corvetto, sollevando interrogativi sul limite tra l’assistenza al malato e la sofferenza psicologica di chi si prende cura di lui.
fonte: fanpage.it
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